Messina

Martedì 26 Novembre 2024

"Prima gli italiani?", premiato il fotografo messinese Paolo Galletta

“Prima gli italiani?”. Basta aggiungere un punto interrogativo ed ecco che la frase tanto sbandierata come baluardo di parole a difesa di un nazionalismo vuoto e di facciata si svuota di senso e apre ad una serie di riflessioni, alla base della serie fotografica realizzata dal fotografo messinese Paolo Galletta, tra i vincitori del premio internazionale “Lensculture Portrait Awards 2019”. Dieci scatti, selezionati per il concorso da un più ampio progetto, tutti in bianco e nero, per narrare storie di migrazione di ieri che s'intersecano con quelle di oggi nei volti dei protagonisti fermati dall'obiettivo di Galletta. Tutti i ragazzi ritratti negli scatti provengono dai centri di accoglienza di Messina e Barcellona Pozzo di Gotto; Paolo Galletta ha realizzato il progetto che parla di diritti, accoglienza, incontro e integrazione alla fine dello scorso anno. Protagonisti degli scatti Latifa, Azoum, Sali, Boubaker, Amza, Omar, Landing, Faburama, Omar C, Ebraima, Lamin, Bass, Ibraima, Ismalia, con le loro valigie di cartone, gli abiti che rimandano agli inizi del secolo scorso, gli sguardi ora fieri ora intimoriti, sorrisi accennati, occhi grandi dove la speranza e la paura si fondo insieme. Sono raffigurati come i milioni di migranti italiani che lasciarono le proprie terre alla ricerca di un futuro migliore. Perché la storia delle migrazioni è ciclica, i popoli sono il frutto dell'incontro, e l'arte spesso lo ricorda meglio di molte parole, è questo il senso con cui Paolo Galletta ha immaginato il suo progetto, presentato durante una mostra allestita a Messina, a palazzo Mariani nel mese di dicembre, nell'ambito di “ContaminAzioni Fest” organizzato da Anymore onlus, confluito anche in un calendario a scopo benefico. La mostra poi è stata esposta nuovamente nella città dello Stretto e a Firenze. «Un ringraziamento speciale va a chi ha collaborato con me per la realizzazione della serie, gli amici di Anymore onlus e del Centro Multiculturale Officina - ha dichiarato Paolo Galletta - si tratta di un lavoro che vorrei continuare e sviluppare attraverso due filoni. Uno legato alle testimonianze di italiani protagonisti dell'emigrazione di inizio 900, tra ricordi, parole ed oggetti di quel periodo. L'altro con protagonisti i migranti africani di oggi, per osservare i punti di contatto e provare a raccontare un fenomeno dalle molteplici chiavi di lettura. Sono molto contento di questo risultato perché ritengo che il progetto abbia un forte valore politico, riconosciuto dalla giuria, e in questo particolare momento storico dove l'avanzare di razzismi, intolleranza, odio, sembra essere inarrestabile, l'arte può rappresentare un veicolo per scuotere le coscienze, invitare alla riflessione, ricordare a tutti il passato per non ripetere terribili pagine di storia». Tantissime le proposte giunte alla giuria per l'edizione 2019 di “Lensculture Portrait Awards”, oltre 150 gli autori. Ne sono stati poi selezionati 39 tra finalisti e vincitori, provenienti da 20 Paesi, a rappresentare cinque continenti, con progetti legati a ritratti o serie fotografiche, e tra i finalisti Paolo Galletta è l'unico italiano. «Presentando persone di colore nello stile che ricorda gli immigrati un secolo prima, Paolo Galletta fa una dichiarazione politica forte. Ci sta ricordando “siamo tutti immigrati”. Questa serie potente e avvincente utilizza la fotografia per collegare il passato al presente, ricordandoci che migrazione e immigrazione riguardano la ricerca di vite migliori», questa la motivazione con cui Deborah Klochko, direttore esecutivo e chief curator del Museum of Photographic Arts di San Diego, ha selezionato il bellissimo lavoro dell'artista messinese. E adesso la serie di scatti dell'artista messinese, che da sempre è impegnato su vari fronti - tra inchieste fotografiche, reportage e progetti legati al mondo del cinema, della musica, del teatro e dell'arte -, è in mostra, assieme a quelle degli altri vincitori, a New York alla “Aperture Gallery”.

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