Batte sullo Stretto il “cuore” del film “Liberi di scegliere”, in onda in prima serata sulla rete ammiraglia della Rai il prossimo 22 gennaio. Nasce da un laboratorio antimafia alternativo, fatto di sogni, passioni e professionalità messinesi. Dal magistrato Roberto Di Bella, in forza al Tribunale dei Minori di Reggio Calabria, pioniere di un nuovo modo di provare a combattere la criminalità organizzata e sradicare la continuità generazionale della cultura mafiosa. Perché «la ’ndrangheta non si sceglie, si eredita». Ed è per questo che Di Bella ha iniziato ad allontanare i figli minori dei mafiosi dalle famiglie d’origine facendo sperimentare loro la possibilità di una vita diversa.
Si tratta di una ricetta “inventata” proprio tra le due sponde dello Stretto che, al netto di iniziali contestazioni, in pochi anni non solo ha trovato narrazione all’interno di un film, ma ha fatto il giro del mondo conquistando la prima pagina del New York Times. Il 2012 è stato l’anno del primo provvedimento di allontanamento siglato dal presidente Di Bella e, la coincidenza di un quasi contemporaneo protocollo operativo firmato dall’altra parte dello Stretto tra l’Ussm (Ufficio Servizio Sociale Minorenni) e “Addio Pizzo” ha fatto sì che al giovane destinatario, in esecuzione penale, venisse assegnata come destinazione Messina, città diventata prima officina di un processo che punta a smantellare il ruolo di “replicante” cucito addosso ai figli dei mafiosi e quell’eredità che pesa sin dall’infanzia nella vita di chi, dati alla mano, ha spesso un destino già segnato, fatto di carcere o morte.
A seguire la permanenza in riva allo Stretto del primo giovane allontanato dalle ’ndrine è stato un altro professionista messinese, il giovane psicologo Enrico Interdonato che ha tentato, riuscendoci, di appagare quella domanda, tanto semplice quanto negata, di un’adolescenza sepolta all’ombra di famiglie pesanti, senza pretendere il cambiamento, ma dimostrando che un ragazzo di mafia non è solo un cognome e che in un contesto diverso da quello d’origine può davvero scoprire chi è e diventarlo.
Una trasformazione, quest’ultima, tutt’altro che semplice, indigesta per le ’ndrine, anche se in alcuni casi in cui è stato applicato il “metodo Di Bella” le famiglie dei minori hanno persino ringraziato pubblicamente il magistrato. È stato proprio questo che forse ha incuriosito la tv.
Diretto da Giacomo Campiotti (il regista di “Braccialetti Rossi”), con Alessandro Preziosi (che interpreta il giudice Lo Bianco), Nicole Grimaudo, Carmine Buschini (che è Domenico, rampollo di una potente famiglia mafiosa), Federica Sabatini, Corrado Fortuna, Vincenzo Palazzo e con la partecipazione di Francesco Colella e dell’attrice messinese Federica De Cola, “Liberi di scegliere” racconterà di un sogno: strappare i ragazzi alla ’ndrangheta. Racconterà di un giudice che dopo aver visto alternarsi, nella stessa aula di tribunale, genitori e figli dei più potenti clan calabresi, ha provato a spezzare quest’eredità, interrompendo una consuetudine che difficilmente lascia scampo.
Il film è ambientato tra Reggio e Messina (una parte delle riprese è stata girata anche in Puglia), la sceneggiatura è stata scritta da Monica Zappelli, Sofia Bruschetta, Ivano Fachin, Giovanni Galassi e Tommaso Matano.
Marco Lo Bianco e i suoi assistenti si troveranno davanti una legge diversa, quella delle ’ndrine, da decodificare e smontare pezzo per pezzo, cercando di lavare un marchio e dimostrando ai ragazzi di mafia che esiste una famiglia ancora più grande, quella dello Stato, e un futuro diverso, in cui si può scegliere ed essere liberi.
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