Le spiegazioni fornite da Sebastiano Tusa non ci convincono. Sono quelle che ci aspettavamo, s’intende, e lui, come assessore regionale ai Beni culturali, ha indubbiamente il compito di guardare all’interesse generale della Sicilia. In questo momento Palermo è ancora “capitale della Cultura” e la mostra su Antonello, che era stata annunciata già dalla scorsa primavera ma della quale non si è saputo più nulla, rappresenta l’evento “clou” dell’anno, quello con cui si passa idealmente il testimone all’altra “capitale” per il 2019, che sarà Matera. Fin qui nulla da ridire. Se Messina organizza un grande evento riguardante un pittore o scultore le cui opere sono disseminate in vari Comuni della provincia, è evidente che si chiederà la collaborazione delle amministrazioni e delle istituzioni culturali o museali locali, affinché più opere possibili vengano temporaneamente ospitate nella sede espositiva. E allora discorso chiuso? Assolutamente no. L’assessore Tusa non ci convince per una serie di ragioni. Il “disagio” vissuto dai Musei, che vivono con le proprie risorse cercando di mostrare il meglio che hanno ai visitatori, coinvolge l’intera comunità. Più turisti arrivano a Messina, più ne guadagna la città. E allora, in tutte le realtà del mondo degne di tal nome, le politiche culturali dovrebbero rispondere a precise strategie frutto di una visione che non sia “a senso unico” e “centralista”. Se da mesi si sa che il Polittico di San Gregorio, uno dei capolavori e, dunque, delle principali attrazioni del Museo regionale di Messina – che non è una piccola realtà di villaggio ma uno dei più grandi e importanti poli espositivi dell’intero Meridione, come definito dallo stesso presidente della Regione Nello Musumeci nel giorno dell’inaugurazione del nuovo “Mu-Me” – deve essere trasferito temporaneamente a Palazzo Abatellis, un Governo serio, che abbia a cuore le sorti sia di Palermo sia di Messina (o di Siracusa, vale lo stesso discorso), propone un patto altrettanto serio. Palermo ospita la mostra antonelliana, Messina diventa sede di un evento altrettanto importante incentrato su una grande opera che, per alcuni mesi, prenderà il posto del Polittico. E francamente, caro assessore Tusa, non è con il “Trittico Malvagna” del fiammingo Mabuse che si possa pensare di attirare frotte di visitatori. Il paragone lo abbiamo già fatto e lo ripetiamo: è come se si chiedesse Cristiano Ronaldo e in cambio alla Juve si dessero tre giocatori del Frosinone. È mai possibile? E poi l’assessore non fornisce risposte sulle date, nessuna certezza su quanto dovrà star fuori dal nostro Museo il Polittico di San Gregorio, se è vero che la stessa mostra palermitana sarà ospitata poi al Palazzo Reale di Milano e, dunque, si allungherebbero di molto i tempi del rientro del capolavoro antonelliano. Bel discorso, quello del prof. Tusa, ma noi continuiamo a ribadire che, con queste modalità, a queste condizioni, Messina dovrebbe ribellarsi e rifiutare di dare in prestito il “suo” Antonello.