Nel 1992, con la regia di Daniele Luchetti, Domenico Starnone portò la sua produzione letteraria in teatro con “Sottobanco”, confronto ironico e amaro tra un gruppo di insegnanti chiamati a decidere il futuro scolastico dei propri allievi in sede di scrutini. A ventisei anni dal debutto, la pièce torna sul palcoscenico col titolo “La scuola”, lo stesso del film proposto dal regista romano nel 1995. Nel nuovo allestimento diretto dallo stesso Luchetti – al Vittorio Emanuele fino stasera 15 aprile – troviamo le new entry Vittoria Belvedere e Maria Laura Rondanini con i membri del cast originale: Silvio Orlando (anche produttore dello spettacolo), Roberto Citran, Vittorio Ciorcalo, Antonio Petrocelli, e il ragusano Roberto Nobile, nuovamente nei panni di Mortillaro, docente di francese razzista e conservatore. Lo abbiamo raggiunto per saperne di più su questa nuova versione teatrale del testo.
Perché riproporre una pièce così di successo dopo tanti anni?
“Noi attori di tanto in tanto ci sentivamo con Silvio Orlando, esprimendogli il desiderio di riprendere quel ritratto semiserio del mondo scolastico, in cui ci eravamo molto divertiti, ottenendo un grande successo di pubblico. Diventato negli anni anche produttore, Silvio ci ha contattati per riproporlo con la sua produzione, e quindi con più margine di libertà. E’ stato come se gli anni non fossero passati, nonostante il dubbio amletico della credibilità, perché allora eravamo giovani e la società degli anni ’90 era alquanto diversa. Silvio però ha voluto correre il rischio di lasciare invariato testo e cast, ed ha avuto ragione: il pubblico si è identificato nello spettacolo esattamente come allora. Evidentemente non è cambiata di molto la scuola, come non sono cambiati gli insegnanti”.
Mortillaro era un professore piuttosto conservatore e sinceramente antipatico…
“Forse è il personaggio che ha affascinato di più Starnone. L’autore ha messo nel testo l’ironia, ma anche lo strazio della condizione di quest’uomo fuori dal tempo, vecchio di età e pensiero, che non sopporta la scuola di massa e la democrazia. E’ un elitario perdente e i problemi con l’alcol sono specchio di questa sua sofferenza. Quando il testo è stato scritto la civiltà scolastica era quella di Cozzolino (Silvio Orlando), propensa ad aiutare tutti e comprendere qualsiasi problema; per cui Mortillaro era un perdente. Invece in questi anni la situazione si è ribaltata: il 6 politico del ’68 è stato ritenuto sbagliato e si è pensato che la società intera dovesse essere più elitaria e i perdenti rimanere tali. Questo fa sì che nella ripresa dello spettacolo sia lui il vincente. Ho fatto fatica a riprendere il testo, perché come personaggio dovevo adeguarmi ai tempi nuovi e cercare di mostrare una nuova sfumatura di cinismo e cattiveria; infatti metto in atto un trucco nella votazione col preside, dimostrando di essere corrotto. Questo particolare non c’era nella prima versione. Starnone ha fatto questa piccola variazione del testo perché Mortillaro non fosse troppo nobilitato, con le idee di destra che porta avanti…”.
Il testo sembra essere stato profetico sul futuro del sistema scolastico. In cosa ha anticipato la condizione odierna della scuola?
“Da insegnante impegnato nel descrivere la scuola in alcuni pezzi per “Il Manifesto”, Starnone ha fatto un’analisi profonda del sistema, avendo anche la sensibilità giusta per capire gli andazzi successivi. Proprio per questo il mio personaggio, considerato allora un uomo del passato, ora è del presente, nella sua idea di voler bocciare chi non va bene negli studi, senza preoccuparsi della vita dei suoi studenti. Non dico che la scuola italiana sia così, ma la tendenza culturale è questa. Si è passati da un estremo all’altro: dall’aiuto indiscriminato a tutti, ad una selezione alle volte inopportuna”.