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"La valigia dell'attore"

"La valigia dell'attore"

Un confronto informale, ma ricco di spunti di riflessione sul teatro e il mestiere dell'attore, con un rimando continuo al cinema e alle sue tecniche, il primo appuntamento con "La Valigia dell'Attore”, percorso di incontri in teatro con i suoi protagonisti, ideato e organizzato da Daniele Gonciaruk con Officine Dagoruk e condotto dallo stesso regista con Marco Bonardelli. Ieri sera nella Sala Mostre del Vittorio Emanuele, gli allievi della Scuola Sociale di Teatro si sono confrontati con Guglielmo Ferro e Massimiliano Pace, rispettivamente regista e autore delle musiche de "Il sorpasso", in scena al Vittorio Emanuele fino al 13 novembre. E proprio dell’allestimento della pièce tearale si è partiti per delineare un parallelismo con l'omonimo capolavoro di Dino Risi, da cui ha preso vita un’interessante lezione sulle tecniche di rappresentazione nel teatro e nel cinema, due forme d'arte parallele, ma assolutamente complementari l’una all’altra, due mondi in cui le differenze emergono non già come contrasti stridenti, ma come peculiarità specifiche. Anche nella scrittura delle musiche, come ha ben sottolineato Pace. La realizzazione teatrale di Ferro, infatti, pur presentando sostanziali differenze col film – tra cui la classe sociale d’appartenenza dei due protagonisti – mostra due personalità inquiete che, attraverso la potenza dell’auto, la famosa Lancia Aurelia B24 S, cercano di acquisire uno status che non hanno, al punto da affidare al veicolo il loro destino. “Ma Gassman e Trintignant - ha detto Ferro – rappresentavano il loro mondo in decadenza dando di se stessi un’immagine che ne faceva intuire l’appartenenza ad una classe medio-alta, con un tenore di vita agiato; diversamente dai giovani protagonisti della riduzione teatrale (Giuseppe Zeno e Luca Di Giovanni) che mostrano il background di un ceto medio-basso". Identica l’auto in scena, ottima riproduzione dell’originale, custodita nel museo del Cinema di Cinecittà. Non poteva mancare nel corso dell’incontro  col figlio del grande Turi Ferro un ricordo del padre come attore e maestro dell’arte di far teatro; un ritratto, stimolato da Gonciaruk, con cui si è cercato di carpire al figlio il segreto della magistrale tecnica recitativa del grande attore siciliano che, come tutti i veri maestri, riusciva a rendere con naturalezza e verismo anche le caratterizzazioni più complesse. Con la stessa incredibile semplicità Guglielmo Ferro ha concluso l’incontro riportando le parole del padre:"Quando la tecnica è fine, anche il falso sembra vero”.

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