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Il mondo lasciato alla porta. E i corpi, non più maschere...

Il mondo lasciato alla porta. E i corpi, non più maschere...

 Corpi spogliati dai vestiti, e una luce, sempre naturale, a scolpirne gli angoli e le forme dentro le pareti sicure e familiari di una casa. Un percorso lungo, durato un anno, trascorso per metà a scegliere i protagonisti di un viaggio, per l’altra metà a rielaborare, impaginare, editare. Il frutto prodotto è “N.O. Nothing Out”, un libro (Samperi editore) composto da 23 coppie di fotografie alle quali fanno da intermezzo poesie, frasi elaborate durante la fase di costruzione del progetto, a indirizzarne il senso, come quella posta a conclusione del libro: “Che tu non sappia nulla di me”. Perché è impossibile conoscere veramente chi ci sta di fronte, chi stiamo guardando e provando a vedere: di questo è pienamente consapevole Martha Micali, autrice di “N.O. Nothing Out”, fotografa messinese, che vive e lavora tra Roma, dove l’idea ha preso forma, e la città dello Stretto. Il progetto fotografico, il libro e una parte delle immagini che lo compongono sono stati presentati mercoledì sera al FabLab, da Martha Micali e dal direttore responsabile di “Gazzetta del Sud”, Alessandro Notarstefano, che ha osservato, tra le altre cose, come –nelle arti che prevedono uno... scatto – prevalga sempre più spesso la “necessità” di essere seriali: è come se una singola poesia, una singola foto fossero ormai inadeguate a illustrare una folgo - razione. Finito –in certi àmbiti – il tempo di quadri, per quanto belli, da “incorniciare”. Le poesie e le micronarrazioni presenti nel libro sono state lette dai giovani attori Luca Massaro e Simone Corso. «“N.O. Nothing Out” parla – negandolo –d’un fuori rumoroso e famelico, e – soprattutto – di quell’inavvicinabile dentro che è in noi: i protagonisti sono sì corpi nudi, ma proposti attraverso uno sguardo che quasi li sterilizza. I corpi sono ovviamente carne, materia viva – ha rilevato Notarstefano –: ma l’autrice li spoglia persino del loro essere spogliati. Messi in posa nella loro casa, mentre è rimarcata in modo evidente la distanza dal fuori, l’«Out» del titolo, i soggetti / oggetti sono in realtà messi a nudo innanzi a quel che di se stessi sconoscono, innanzi a un segreto che appare irriducibile, impenetrabile. Non c’è, in questi nudi / non nudi, spazio per l’erotismo; e non c’è–ha detto ancora Notarstefano – oscenità se non nel senso, etimologicamente ardito, indicato da Carmelo Bene: in fondo non c’è verità se non “fuori da ogni possibile scena” ». In fondo non c’è verità rappresentabile. «“Nothing Out”parte da una negazione. È un privarsi di –ha spiegato Martha Micali –: privarsi del contatto con l’esterno, con l’altro. Alla base del “progetto fotografico” – un meccanismo che prima rifiutavo preferendo lavorare e concentrarmi su singole foto, ma che poi ho ritenuto la forma migliore per dar corpo alle mie riflessioni – la scelta di lasciar fuori l’esterno». Da questo “sentimento” Martha Micali è partita per dar forma agli incontri con persone sconosciute: tutto ha finito con l’essere un’esperienza di condivisione, relazione, sensibilità. I corpi si fondono con l’arredamento, con i pavimenti, e con le assi del letto, e con i divani del salotto; diventano «parte delle pareti di casa, le finestre da cui intravediamo la luce, la vita che scorre regolarmente, diventano gli unici punti di contatto fra l’io e l’esterno», scrive l’autrice nell’introduzione al volume. Si è, come mai altrove, davvero se stessi solamente in un luogo / non luogo che ci appartiene. La ricerca estetica –ne è convinta, Martha Micali – dovrebbe sempre traghettare la (ri)scoperta di noi stessi.

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