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Melodie e magia: la musica di Tony Canto "culla" il Monte di Pietà

Un viaggio nel mondo di Tony Canto, tra le note, gli strumenti e la magia del Monte di Pietà. Andata e ritorno: una carriera a spasso per l'Italia a comporre, per gli altri e per sé, con vista mai sbiadita sulla sua terra, Messina, la Sicilia, quell'universo nel cuore mai abbandonato. I brani del cantautore peloritano si sposano alla perfezione con il quartetto d'archi del Vittorio Emanuele scelto per l'occasione e composto da Laura Di Lorenzo (violoncello), Rosaria Mastrosimone (viola), Viola Adamova e Luisa Grasso (violino), arricchito dalla presenza di Giovanni Arena al contrabasso e Tony Scorziello alle percussioni (solo in un parte di concerto). Un'esperienza “inedita”, come alcune tracce riprodotte nel corso della performance. 

Canto spazia tra i temi cullando il pubblico con melodie coinvolgenti, classiche ma mai banali, ritmiche e appassionanti tanto da “incollare” l'esibizione facendone quasi un unico pezzo seppur in alternanza sulla scala armonica. Un continuum di vibrazioni dell'anima che a tratti meraviglia sul filo conduttore di una vita che cambiando prospettiva non smette di soprendere. La si può vedere come un treno della felicità sul quale salire di stazione in stazione oppure da turista in attesa della più lunga e meno travagliata esistenza eterna. Le domande e gli spunti proiettati in un'atmosfera intima e familiare non mancano, le risposte sono spesso nella semplicità che Tony Canto individua come elemento chiave per aprire le porte dell'essere, con noi stessi e con gli altri. Godere delle piccole cose, di una vita vissuta in provincia lontano da ingombranti pretese, di una figlia piccola che si svincola da bambole, secchiello e paletta giocando in riva al mare solo con pietre e conchiglie, dell'amore in tutte le sue forme. Quello libero e scanzonato che si nutre di vino ed unicità, come la dedica alla moglie, poco smielata ma sincera e leale, nella veste che le donne siciliane e “terrone” sanno indossare. E c'è poi il legame con il territorio, quello che Tony Canto disegna emozionandosi nella canzone “1908”, dedicata al terremoto che colpì lo Stretto seminando morte e devastazione, radendo al suolo non solo palazzi e costruzioni ma un'intera popolazione. «Con questo pezzo non posso fare a meno di emozionarmi», rivela. 

Resta la bellezza, interiore e dei luoghi: “Bedda, comu Diu la vosi, fatta pi li sposi, la punta di lu Faru, terra, terra di passaggiu, chi cecca curaggiu, pi resuscitari”. Ripartire da un nuovo viaggio, senza dimenticare il passato, quello prestigioso da cui prendere spunto esaltando le tradizioni come sapeva fare Domenico Modugno, al quale Tony Canto regala una parentesi richiamando lo spettacolo “Malarazza”, a tre con Kaballà e Mario Incudine, che tanto successo ha riscosso nel 2013. Iniziare dall'essenziale e non avere paura di sentirsi talvolta anche visionari, come l'album del cantautore vuole e l'esibizione finalmente fatta a casa, sognata da tempo, riconosce e premia. 

IL MONTE DI PIETA', LOCATION IDEALE

Ha raccolto consensi la stagione del Teatro Vittorio Emanuele al Monte di Pietà: “Successi come l’esibizione di Tony Canto confermano che programmare un cartellone di eventi variegato e di grande qualità è stata una bella ed azzeccata intuizione - ha commentato il coordinatore della rassegna, Giuseppe Ministeri -. I risultati ottenuti ci spingono a lavorare già per il prossimo anno. L’obiettivo, assolutamente realizzabile, è quello di triplicare il numero delle serate, partendo in giugno e terminando a settembre inoltrato. Se ne sta già discutendo con i direttori artistici Renzo e Bruschetta cui spetta programmare. Il Monte di Pietà deve tornare definitivamente ad essere il palcoscenico estivo della città, la sede prediletta degli eventi durante la bella stagione. Ce lo chiede il pubblico”.

di Emanuele Rigano - Foto Domenick Giliberto

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