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I fiamminghi e Antonello
dal 2 febbraio a Verona

La Crocefissione del 1460
Arricchita da un nucleo importante di dipinti di pittori fiamminghi, come Hans Memling e Jan van Eyck, e un rarissimo capolavoro di Antonello da Messina, il 2 febbraio arriva al Palazzo della Gran Guardia di Verona la grande rassegna 'Da Botticelli a Matisse. Volti e figure', la storia del ritratto attraverso sei secoli d'arte, attualmente allestita nella Basilica Palladiana di Vicenza e tra le mostre più visitate della stagione. Pur mantenendo lo stesso impianto con la maggior parte dei magnifici dipinti provenienti dalle più prestigiose collezioni internazionali, questa nuova edizione offre numerosi elementi di novità. A partire dal prestito eccellente concesso da un'istituzione romena, il Muzeul National Brukenthal di Sibiu, antichissima città della Transilvania, che per i suoi monumenti é stata Capitale Europea della Cultura. Da qui arriveranno quattro opere su tavola del XV secolo, fra cui un rarissimo dipinto di Antonello da Messina, la Crocefissione, datata 1460. Gli altri sono alcuni dei capolavori più significativi dell'arte fiamminga, realizzati da Hans Memling e Jan van Eyck. Di quest'ultimo sarà esposto il bellissimo 'Ritratto d'uomo con copricapo azzurrò del 1429, straordinario ritratto che il curatore e produttore della mostra Marco Goldin, patron di Linea d'ombra, ha scelto quale icona ufficiale della mostra veronese. Di Memling sarà invece presente un dittico con un 'Ritratto di uomo che legge' e un 'Ritratto di donna in preghiera', entrambe del 1490. Sviluppata in quattro ampie sezioni tematiche (e quindi senza seguire semplicemente la pura cronologia), anche la mostra veronese racconterà in un centinaio di opere capitali i volti e le figure che hanno affascinato gli artisti dal '400 a oggi. Ecco dunque riuniti capolavori di Botticelli, Beato Angelico, Mantegna, Bellini, Bramantino, Lippi, Cranach, Pontormo e poi Rubens, Caravaggio, Van Dyck, Rembrandt, Velazquez, El Greco, Goya, Tiepolo per arrivare agli impressionisti, come Manet, Monet, da Cezanne, Gauguin, Van Gogh e ai maestri del '900, tra cui spiccano Munch, Picasso, Matisse, Modigliani, Giacometti e Bacon. Una sorta di 'museo dei musei', ma non generico, bensì dedicato all'immagine universale dell'uomo tra sacro e profano, tra vita quotidiana e celebrazione di sé nella regalità delle corti, tra sentimento religioso e rappresentazione della propria immagine negli autoritratti soprattutto tra '800 e '900. Una vertigine d'arte che però racconta qualcosa, quel ritratto dell'anima, che secondo Goldin prende le mosse dal '400 fiorentino, dalla rappresentazione del volto e degli sguardi abitati dal divino, le Madonne, i santi, le raffigurazioni di Cristo. E l'indagine psicologica evolve nella ritrattistica di dogi, re, dignitari, ma anche borghesi olandesi, dame d'Inghilterra, ritratti di giovani di Durer, Raffaello, Giorgione, protagonisti di una delle più belle sezioni della mostra. La straordinaria serie di autoritratti di Cezanne, van Gogh, Gauguin introduce il '900, destinato, col suo sguardo inquieto, a destrutturare totalmente la forma.(ANSA).

 

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