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Così il Comune di Messina è riuscito a ottenere la Bandiera Blu

Chi pensa che la Bandiera Blu sia qualcosa che riguarda solo il mare e le spiagge, con tanto di docce o passerelle, rischia di concentrarsi solo su un tassello di un mosaico molto più ampio. Il riconoscimento ottenuto dal Comune dieci giorni fa, inseguito a lungo da Cateno De Luca prima e dal suo erede Federico Basile poi, è figlio di una strategia più ampia, ma anche di una serie di impegni che, ora che quel vessillo blu sventola su 8 chilometri di costa, il Comune si è assunto di fronte alla commissione della Fee (la Fondazione che assegna annualmente il riconoscimento), ma anche di fronte alla città e a chi verrà a visitarla.

Il Piano d’azione

Com’è ovvio che sia, alla base c’è una serie di criteri che riguardano nello specifico le spiagge (i servizi, la sicurezza, la gestione ambientale, la qualità delle acque, programmi di educazione ambientale). Ma il documento chiave al quale il Comune ha lavorato nei mesi scorsi, affidandosi anche a chi aveva già maturato una certa esperienza nel campo (la Sut srl, guidata dall’arch. Ester Zazzero, “artefice” delle ben quattro Bandiere Blu consecutive ottenute da Pescara, costo circa 130 mila euro), è il Piano di azione per la sostenibilità: 46 pagine in cui il Comune ha dovuto spiegare cosa è stato fatto e cosa ha in programma di fare non solo per il proprio litorale, ma per l’intera città sui fronti del cambiamento climatico e della sostenibilità ambientale.
Un piano che ha dunque “convinto” la commissione della Foundation for Environmental Education (la Fee, guidata da Claudio Mazza) che assegna il riconoscimento e che, viene spiegato, «contiene le linee guida da perseguire, con target specifici e attività di monitoraggio con cui seguire il processo di attuazione delle misure previste. Il Piano accompagnerà il processo di transizione per tutta la sua durata con aggiornamenti, su base annuale, in relazione agli stati di avanzamento delle trasformazioni in atto e ai progressi scientifici e tecnologici ottenuti». Ecco perché in quelle 46 pagine si spiegano le misure adottate o pianificate per quanto riguarda – giusto degli esempi – le piste ciclabili, la mobilità sostenibile, i parcheggi di interscambio, le Ztl, i bus elettrici, la raccolta differenziata, la forestazione urbana, il turismo sostenibile, il risparmio energetico, ma anche la riqualificazione del waterfront e persino il recente Piano Città.

Spiagge sostenibili

Per quanto riguarda la specificità dei litorali, viene citato il “Piano collettivo di salvamento” (postazioni, assistenza bagnanti, cartelli informativi, torrette, regole per gli stabilimenti, etc.) e si sottolinea che «nel territorio comunale sono presenti due spiagge “Bau Beach” a Messina Sud e Messina Tirreno, dove gli animali dovranno avere accesso all’area sempre accompagnati dai proprietari». E ancora, «il comune di Messina presenta strutture balneari accessibili per tutti, con un totale di 36 strutture accessibili», aggiungendo che nelle stesse «è possibile raggiungere il bagnasciuga mediante dispositivi come passerelle, sedie job». Inoltre «a tutela dei non vedenti sono previsti segnali a pavimento e altri segnali di pericolo in prossimità degli attraversamenti stessi». Per quanto riguarda il capitolo trasporti, «il collegamento al mare avviene attraverso le tratte gestite da Azienda trasporti Messina Spa» e in particolare «all’interno del territorio comunale sono presenti 26 autobus elettrici tramite l’azienda Atm Spa».

Cosa c’è in programma

Poi ci sono una serie di “buoni” propositi: nel documento si specifica che l’amministrazione «intende avviare per il 2025-2026-2027 un processo di facilitazione unitario di indirizzo di certificazione alberghiera, Green Key», «ha in programma l’installazione di erogatori d'acqua potabile nelle scuole per favorire la sostenibilità, diminuire la plastica e migliorare la salute», «ha in programma di stipulare un accordo con i balneatori al fine di ridurre l’utilizzo di plastica promuovendo ombrelloni e palme in materiali naturali per le spiagge».

I depuratori

Buoni propositi, come quelli che riguardano gli impianti di depurazione, che sono tre: l’impianto di Mili Marina, di tipo a fanghi attivi; quelli di San Saba e di Acqualadroni, di tipologia secondaria. «Lo scarico delle acque reflue depurate – viene spiegato nel documento – avviene a mare con condotte, per l’impianto di San Saba, lunghezza 1668,90 m, per Acqualadroni, lunghezza 17 m, e Mili, lunghezza della condotta 276,70 m». Su questo fronte «l’amministrazione comunale – si legge – ha in programma di stipulare un’ accordo con la società partecipata Amam Spa» sia per avviare il percorso di Certificazione Iso 14001 (cioè il riconoscimento internazionale che attesta la conformità ambientale), sia per la certificazione Emas, entrambe attualmente assenti. Altri progetti che si citano, quelli «per rendere più efficace la depurazione delle acque reflue scaricate nelle acque marine e interne e, ove possibile, trasformare gli impianti di depurazione in “fabbriche verdi”» e quelli per utilizzare le acque depurate «per uso domestico o per altri usi anche pubblici». E ancora, «il progetto di potenziamento dell’impianto consentirà al Comune di realizzare un impianto di affinamento delle acque reflue depurate con il raggiungimento di valori limite di emissione». Questo per quanto riguarda ciò che “sarà” (si spera). Ma un dato è già certificato: «Le acque di balneazione nel territorio Comunale di Messina sono eccellenti negli ultimi 4 anni». Da Bandiera Blu.

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