
In un tempo in cui le informazioni corrono veloci, attraversano confini e spesso sfuggono a ogni controllo, riflettere sul valore della libertà di stampa e dell’informazione responsabile diventa un esercizio di consapevolezza e resistenza democratica. È in questa cornice che si è svolto ieri mattina, nell'Aula Magna del Rettorato dell'Università di Messina, il convegno “La libertà di informazione nell’era della post-politica, tra ipnocrazia e disintermediazione”, nell’ambito della GDS Academy di Ses con una folta platea composta da studentesse e studenti delle scuole e dell’Ateneo.
L’evento è stato promosso per la sesta edizione da Unime e Società Editrice Sud Gazzetta del Sud Giornale di Sicilia, assieme all’associazione Alumnime, nell’ambito del laboratorio di giornalismo UniMe GDS Lab, in occasione della Giornata Internazionale della Libertà di stampa istituita nel 1993 dall’ONU.
«La libertà d’informazione è il pilastro su cui si fonda una società democratica: senza informazione libera non può esserci partecipazione consapevole, né opinione pubblica autonoma» ha esordito la rettrice Unime Giovanna Spatari, sottolineando la responsabilità collettiva di garantire indipendenza, qualità e accessibilità dell'informazione. La rettrice ha anche portato i saluti del presidente Ses Lino Morgante, evidenziando l’importante sinergia con Unime a beneficio dei giovani. Francesco Rende, presidente di Alumnime, ha ribadito il valore dell’appuntamento annuale tematico, affiancato ad altri come, ad esempio, la Giornata internazionale della disabilità.
Rizzo Nervo: quelle pressioni “sottili” e il richiamo a Mattarella
Il direttore responsabile della Gazzetta del Sud Nino Rizzo Nervo ha delineato la cornice di un’attualità in cui la libertà d’informazione assume un significato critico. «Non è un caso - ha ribadito - che le Nazioni Unite abbiano istituito una giornata mondiale per la libertà di stampa, sotto minaccia costante. Anche in Italia, dove non si imprigionano i giornalisti, assistiamo però a pressioni più sottili», come quelle economiche, ma anche dovute a norme che rendono l’attività giornalistica più difficoltosa, come la cosiddetta “legge bavaglio”. Il direttore ha anche espresso allarme riguardo alla prossima entrata in vigore del Media Freedom Act, che mira a difendere l’indipendenza dei media UE dalle ingerenze politiche ed economiche, ma per il quale ancora non sono stati attuati in Italia i necessari provvedimenti di recepimento. Rizzo Nervo ha quindi richiamato le parole del presidente Mattarella, che più volte ha difeso la libertà di stampa.
Centorrino: tornare all’informazione responsabile
Il prof. Marco Centorrino, docente di Sociologia della comunicazione, ha analizzato il concetto di “ipnocrazia”, e cioè quella condizione in cui ci si trova di fronte a rappresentazioni della realtà così verosimili da indurci a non dubitarne neanche, e di disintermediazione, spiegando come la crisi di fiducia nei media tradizionali abbia favorito la diffusione di contenuti non verificati. «Abbiamo pensato che l’autogestione digitale dell’informazione potesse emanciparci – ha detto – ma abbiamo semplicemente delegato agli algoritmi la mediazione. Tornare all’informazione editoriale professionale è oggi più che mai un atto di responsabilità».
La Fauci: gli ordini esecutivi di Trump e la libertà di espressione
Erika La Fauci, dottoressa di ricerca in Giurisprudenza, ha approfondito il quadro costituzionale americano legato alle libertà di espressione e di stampa, analizzando anche il sistema di contrappesi e l’impatto dei tanti ordini esecutivi varati in particolare dall’attuale presidenza Trump.
Mannisi (Odg): una professione fondata su preparazione e deontologia
A chiudere il convegno è stato Concetto Mannisi, nuovo presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia. «La garanzia di un’informazione libera e vera si fonda sulla professionalità di giornalisti che hanno studiato, si sono formati, hanno sostenuto un esame, si ispirano alla deontologia – ha dichiarato – In Sicilia possiamo contare su testate legate all’editoria libera, ma il fenomeno dell’improvvisazione attraverso i social e l’IA danneggia sia la categoria sia i cittadini. Il giornalismo si fonda su regole, percorsi formativi ed esami: va rispettato e tutelato».
A moderare l'incontro è stata Natalia La Rosa, responsabile della GDS Academy e del Lab assieme alla prof.ssa Maria Laura Giacobello, che ha favorito uno scambio dinamico e intergenerazionale tra esperti, studenti e studentesse coinvolti nelle attività della GDS Academy e dell’inserto Noi Magazine. Un momento di confronto autentico che ha restituito all’informazione il suo volto più vero: quello di un bene comune, da coltivare con responsabilità, competenza e passione, soprattutto al fine di costruire un pubblico consapevole del valore del giornalismo professionale.
Di Bella: quegli argini democratici che rischiano di indebolirsi
Ospite d’onore del convegno è stato l’editorialista Antonio Di Bella, che - in collegamento - ha riflettuto sul rapporto tra comunicazione, informazione e democrazia, non senza un riferimento alla notizia del giorno, l’elezione di Papa Leone XIV, capace di riunire diverse anime ispirando nuova speranza. Di Bella ha quindi spiegato come negli USA si stiano verificando fenomeni che potrebbero ripercuotersi anche sulle nostre democrazie, segnalando l’indebolimento progressivo di argini importanti come magistratura e informazione rispetto al potere esecutivo. Tra i casi citati, ha ricordato l’espulsione di una giornalista della Associated Press dalla sala stampa della Casa Bianca da parte dell’amministrazione Trump, per non aver adottato la nuova denominazione imposta al Golfo del Messico, “ribattezzato” Golfo d’America. Un episodio che, secondo il giornalista, è “un chiaro segnale di attacco alla libertà di stampa e al ruolo dell’informazione come contropotere”. L’editorialista ha citato anche il controllo dei media tramite organismi come la Federal Communications Commission, ricordando le dimissioni del produttore storico di 60 Minutes, Bill Owens, che ha lasciato il programma CBS denunciando l’impossibilità di proseguire con indipendenza editoriale. Secondo Di Bella, stiamo assistendo a una limitazione del ruolo della magistratura e dell’informazione a favore di un esecutivo sempre più forte, sostenuto dal voto popolare. Ha poi citato un sondaggio secondo cui il 56% dei giovani italiani sotto i 30 anni sarebbe favorevole a un governo più efficiente anche a scapito dei controlli democratici. «Un dato preoccupante – ha commentato – perché l’incapacità delle democrazie di risolvere i problemi genera il desiderio di un uomo forte». «Non mi stupisce – ha concluso – che gli Stati Uniti, un Paese che non ha mai conosciuto una dittatura, siano più inclini a esaltare il potere privo di controlli, salvo poi pentirsene. Bisogna vigilare per evitare derive autoritarie, ricordando il valore della memoria storica e dei principi democratici».
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