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Autismo, dalla terapia multisistemica alla cena stellata a Taormina: quattro ragazzi e una sfida vinta

Una serata speciale "senza barriere" al Villa Sant'Andrea: in cucina e in sala impegnati alcuni giovani seguiti al Centro TMA 3.0 di Siracusa, accolti e guidati con affetto tra emozioni, "ansie" e sorrisi

La baia di Mazzarò è un angolo incantato della costa siciliana, sospesa tra terra, cielo e mare, punteggiata dal rosso e verde delle bouganvillee e dal blu che vira all'azzurro di scintillanti orizzonti. E' un luogo di antica suggestione, in cui le anime s'incrociano e i destini s'intrecciano, fissandosi in ricordi che sovente non varcano le soglie del cuore, gelosamente custoditi nelle istantanee dei viaggi che da tutto il mondo conducono magneticamente a Taormina.

Stavolta, però, la storia è tutta da raccontare, meritando i riflettori e travolgendo la riservatezza che solitamente abita le mura eleganti della dimora Trewhella-Manley, che su quella baia si affaccia da più di un secolo e oggi è l'Hotel Villa S. Andrea, dal 2010 nella catena dell'hotellerie di alta gamma Belmond del gruppo LVMH.

E' la storia di una serata particolare. Straordinaria, anzi "ordinaria". Una serata in cui l'aggettivo "esclusivo" - che sovente si abbina a eventi o luoghi, credendo di far loro un complimento - ha assunto un significato specularmente contrario. Una serata certamente "diversa", in cui la magnificenza di un luogo da sogno, fuori dal tempo, quasi irreale, si è mescolata con la realtà, con la vita vera. Con l'ansia e i sorrisi sui volti di Enrico, 22 anni, di Augusta, Lorenzo e Gaetano, entrambi ventenni rispettivamente di Siracusa e di Modica, e Angelo, 18, anche lui di Siracusa. Tutti ragazzi con disturbo dello spettro autistico, tutti seguiti al centro TMA 3.0 di Siracusa, specializzato nella terapia multisistemica dell'autismo e di altre patologie del neurosviluppo con il metodo ideato dagli psicologi Giovanni Caputo e Giovanni Ippolito, volto a potenziare le competenze individuali migliorando l'inserimento sociale.

A beneficio del centro stesso è stata organizzata a Villa Sant'Andrea una charity dinner, una cena benefica di cui protagonisti assoluti sono stati proprio loro, i quattro componenti di una "brigata di cucina" davvero speciale, impegnata a destreggiarsi tra tempistica e ingredienti da dosare con precisione, preparazioni in corso e tavoli pieni di gente sconosciuta, in un ambiente inusuale, con evoluzioni impreviste e imprevedibili. Con la necessità anche di gestire momenti difficili, in cui pure il semplice versare l'acqua nel bicchiere sbagliato può risultare intollerabile e generare una crisi. Subito però superata con il conforto di un abbraccio, dei terapisti che li hanno seguiti con empatia e professionalità, ma anche dello staff dell'hotel, che li ha coordinati con infinita gentilezza, con pazienza, anzi con affetto vero e proprio, lungo tutto l'impegnativo evento, valorizzandone le capacità e inserendole produttivamente nella sequenza dei compiti a ciascuno assegnati, che - soprattutto in strutture di quel livello - hanno una scansione ben definita e rispondono a precisi criteri. Una splendida sinfonia ben orchestrata, fino al gran finale: l'applauso della sala e poi un sospiro di sollievo, mentre la tensione si scioglieva in un meritato riposo, con i quattro orgogliosamente sprofondati nelle poltroncine di velluto verde del lounge bar intitolato a Gwendoline Trewhella, in quella che era la sua stanza affacciata sulla baia, a brindare (con acqua, of course) ad un immenso successo personale.

Anche e soprattutto questo è stato lo scopo della serata: per loro quattro mettersi alla prova, superare i limiti, dimostrare capacità, conquistare sicurezza. Donando una preziosa scintilla di speranza, per tante altre persone nella medesima situazione e per le loro famiglie, anch'esse "con autismo". Ma anche lasciare un segno profondo in chi li circondava, creando una dimensione globale di accoglienza concreta e apertura alla diversità, in tutte le sue straordinarie, "umanissime", sorprendenti sfaccettature.

Un mix di ingredienti davvero estremo, apparentemente incompatibile con le difficoltà sociali, con le stereotipie e le rigidità, e soprattutto con le urgenze di regolarità e prevedibilità di una persona con autismo: ma l'esperimento in riva al mare di Mazzarò può dirsi pienamente, anzi gustosamente, riuscito.

Un menù stellato e una "brigata" speciale

Accolti dal general manager della struttura Giovanni Nastasi, gli ospiti - prevalentemente internazionali e lieti di poter contribuire allo scopo benefico - hanno cenato con un menù raffinatissimo, ideato e realizzato a quattro mani dall'executive chef Agostino D'Angelo, che ha ospitato il collega Roberto Toro, chef stellato dell'altra location taorminese del Gruppo, il Grand Hotel Timeo, tra gamberi di mazara, risotto al tarassaco, ombrina alle mandorle e tiramisù al pistacchio di Bronte. Enrico, Lorenzo, Gaetano e Angelo - che, con la sua speciale "toque" sul capo, "studia" già da aspirante chef - sono riusciti a trovare una dimensione stimolante, seguendo le fasi in cucina versando acqua, stappando bollicine e servendo ai tavoli dopo avere ricevuto le indicazioni del personale. "Per noi una grande opportunità - ha affermato il general manger Nastasi - e quale miglior contesto dell'albergo per poter accogliere un evento del genere, che ci consente di incentivare l'ospitalità? L'inclusività ci permette di poterci arricchire vicendevolmente, grazie alla loro passione e voglia di mettersi in gioco".

Una serata perfetta, che ha visto la divertita ma precisa combinazione tra il gruppo e lo staff della struttura. Tra gli ospiti il dott. Giovanni Caputo, psicologo e ideatore del metodo Tma (con il collega Giovanni Ippolito), il dott. Francesco Paoletti, responsabile dei centri TMA siciliani, il dott. Luigi Sentenza, psicologo e psicoterapeuta, supervisore TMA, e gli operatori tecnici TMA Stefano Chiavetta e Francesco Di Caro, sempre accanto a Angelo, Lorenzo, Enrico e Gaetano. A guidarli operativamente lo staff del Sant'Andrea con Giuseppe Androne (wine manager), Luigi Vassallo (restaurant manager) e Fulvio Pettinato (responsabile di sala). Hanno contribuito all’organizzazione anche Domenico Pizzo (director Food & Beverage) e Claudia Alberti (F&B Coordinator), con la responsabile della comunicazione Laura Pellegrino Prattella.

La proficua collaborazione nel centro di Siracusa

La struttura TMA 3.0 di Siracusa, la terza in Italia dopo Milano e Napoli, fa parte della rete nazionale TMA, fondata dagli psicologi Giovanni Caputo e Giovanni Ippolito, ideatori dell'omonimo metodo per il trattamento multisistemico in acqua di DSA e altri disturbi del neurosviluppo. Ha già ha stretto importanti legami con il territorio, rinsaldati nei giorni scorsi, in occasione della Giornata internazionale per la consapevolezza dell'autismo. Tante le iniziative con le quali si punta a sostenere l'attività: il ricavato della serata al S. Andrea, ad esempio, andrà a beneficio delle famiglie dei giovani che frequentano il centro di Siracusa, per supportare la loro partecipazione. Nella struttura la STMicroelectronics di Catania ha realizzato una parete per arrampicate, mentre Belmond, con gli hotel Timeo e S. Andrea, ha donato una palestra attrezzata. Nel centro, come spiega il dott. Paoletti, è possibile anche sperimentare la residenzialità notturna, sempre nell'ottica del potenziamento dell'autonomia: in cantiere un progetto finanziato dal Comune di Siracusa, mentre l'Associazione Italiana Persone Down ha sostenuto il percorso "Autonomia in Armonia".

La cooking class e l'idea della "sfida"

A portare il team TMA a Taormina è stato il proficuo incontro con lo chef Roberto Toro - una stella Michelin con il ristorante Otto Geleng del Timeo- che a novembre scorso ha tenuto una cooking class al centro di Siracusa, mettendosi ai fornelli con ragazze e ragazzi nella felicità generale. Un percorso di condivisione e solidarietà che mira ad uno degli obiettivi più importanti e complessi nel progetto di vita delle persone con disabilità: poter dare un fattivo contributo sociale, e puntare alla maggiore autonomia consentita dalla patologia. Nella struttura, rileva sempre il responsabile Paoletti, s'impara infatti a gestire la propria esistenza, dai 3 anni in su. Dal controllo delle funzioni corporali, per i più piccoli, al rapporto con il denaro e, ad esempio, la gestione della cucina, dalla spesa alle preparazioni. Fino ad arrivare a trascorrere periodi di tempo prolungati, diurni e notturni, nella struttura stessa, lontano dalla comfort zone familiare.

Nell'ambito delle attività, come evidenzia ancora Paoletti, proprio il laboratorio di cucina ha avuto un percorso di sviluppo importante, suscitando interesse e riscuotendo successo. Da qui l'idea di coinvolgere professionisti, come lo chef Toro, che ha accolto l'invito. Dall'esaltante esperienza dell'incontro culinario a Siracusa, la sfida di alzare l'asticella, di puntare ad un obiettivo più impegnativo, e l'invito ad una prima cena più ristretta organizzata al Timeo, il cui successo ha portato alla recentissima iniziativa: la conduzione di una cena stellata con sei portate, con diversi tavoli e ospiti, al Villa S. Andrea. "Il percorso - aggiunge il responsabile siciliano TMA - è sempre finalizzato alla vita indipendente, con tutti e a qualunque livello di gravità. Questa esperienza è un tassello fondamentale per l'autostima: si sentono capaci di fare, e si possono aprire opportunità. Ma c'è un altro aspetto importante: ciò che fanno qui dona qualcosa che altri porteranno dentro".

Cosa è il Metodo TMA Caputo-Ippolito

"La Tma - spiega l'ideatore Giovanni Caputo - nasce nel 2000 con una serie di attività con ragazzini e giovani adulti con Dsa. Nasce dal punto di vista scientifico nel 2008 e si sviluppa in tutta Italia, oggi diamo il servizio di terapia in acqua a 5000 bambini in più di 80 strutture. Con il tempo si è sviluppato un metodo per far sì che le competenze in acqua fossero generalizzate, in 14 centri in tutta Italia. Il risultato di un percorso abbastanza lungo ha portato questi ragazzi oggi a potersi sperimentare in luoghi di lavoro. Una vittoria per loro e per le loro famiglie, che hanno sempre creduto in loro e nelle loro capacità. Sono tutti emozionati nel fare questa esperienza. Si tratta però di un segmento lasciato generalmente a se stesso e noi riusciamo a farlo per pochi ragazzini e giovani adulti. La risposta del sistema sanitario non è adeguata, dovrebbe essere più forte e energica, e le famiglie dovrebbero essere sostenute molto di più. I percorsi sono sempre gli stessi e standardizzati e non si valutano gli aspetti individuali. Da parte del sistema pubblico ci vorrebbe un grande cambio di rotta: vedere queste come persone con un altro funzionamento, ma con tante potenzialità". Tutte da valorizzare.

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