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Il “giallo” dell’acqua potabile: cinque domande e risposte per sapere come stanno le cose

Cosa sappiamo, allo stato attuale, su una vicenda che si trascina ormai da più di sette mesi. L’ordinanza, le analisi dei laboratori privati e il giudizio finale dell’Asp che ancora non c’è

amam telemetria

È di nuovo il tema del momento: l’acqua a Messina e la sua potabilità, tra un’idoneità informale, sulla quale il sindaco mette la proverbiale mano sul fuoco, e quella ufficiale, che invece ancora non c’è. Proviamo a orientarci, con alcune domande e risposte su ciò che, allo stato, sappiamo su questa vicenda.
1. L’acqua che arriva nelle nostre case è potabile?
Ufficialmente no, non lo è, anche se il Comune ritiene che sia potabile. Ad affermarlo è la stessa ordinanza che il sindaco Federico Basile ha firmato il 5 settembre scorso, quella con cui dava disposizioni all’Amam di immettere nella rete idrica cittadina l’acqua proveniente da quattro pozzi della zona sud, per un totale di circa 39 litri al secondo. Con quell’atto il sindaco «avverte la cittadinanza che, ferma restando la potabilità delle acque dei pozzi in argomento, già accertata attraverso le analisi effettuate da laboratori certificati, al solo scopo precauzionale e fino all'acquisizione della certificazione di idoneità delle acque predette da parte dell’Asp, è strettamente raccomandato di usare l'acqua della rete idrica comunale solo per le esigenze igienico sanitarie».
2. Perché ufficialmente l’acqua non è potabile?
Perché per legge l’unico istituto deputato a definire potabile o meno l’acqua di una rete idrica, con un giudizio di idoneità frutto di un iter preciso, è l’Asp, l’azienda sanitaria provinciale. E su quell’acqua immessa nei pozzi l’Asp non si è ancora espressa, nonostante siano trascorsi oltre sette mesi. Dopo il via libera dell’Asp, inoltre, è necessario acquisire la licenza di attingimento da parte del Genio civile, anch’essa, ovviamente, assente.
3. Perché allora il sindaco affermava ed afferma che l’acqua è potabile?
Perché la scorsa estate, trascorrendo invano le settimane dalle istanze presentate al Genio civile (si era in piena emergenza siccità), il Comune ha deciso di accelerare, facendo analizzare le acque di quei pozzi a due laboratori specializzati, Chemitecno Sud e Tetralab, i quali, si legge sempre nell’ordinanza, «hanno certificato la potabilità delle acque di che trattasi alla positiva verifica dei parametri di legge necessari per l'immissione della risorsa idrica in rete».
4. Come mai dopo otto mesi non arriva il responso dell’Asp?
Il 27 marzo, a questa domanda, il sindaco Basile ha risposto così: « Ci sono elementi che non riguardano solo la qualità dell’acqua, ma alcune azioni amministrative sulle aree circostanti. Circa un mese fa (fine febbraio, ndr) l’Asp ci ha chiesto di intervenire su questo, lo stiamo facendo e a brevissimo dovremmo terminare». Cosa si intende per “azioni amministrative sulle aree circostanti”? È nella stessa ordinanza che è contenuta la risposta: il rilascio del giudizio di idoneità da parte di Asp contempla «l’acquisizione delle analisi di potabilità e dei presidi di sicurezza delle risorse idriche rinvenute». Interventi infrastrutturali nelle aree attorno ai pozzi, evidentemente ritenuti dirimenti dall’Asp per il giudizio finale.
5. È vero che due di quei pozzi nel frattempo sono stati chiusi?
Così ha riferito il comitato “Vogliamo l’acqua dal rubinetto”, dopo un confronto con l’Asp, anche se non si conosce il motivo. Ed è uno dei temi – che dopo oltre sette mesi iniziano a diventare troppi – sui quali Comune e Amam dovrebbero fare, a questo punto, definitiva chiarezza.

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