Il doppio fondo del gioco d'azzardo online che aveva invaso Messina e la sua provincia ormai da tempo era un'organizzazione capillare che ha gestito almeno un paio di milioni di euro negli ultimi anni. Capace di rigenerarsi nonostante le precedenti inchieste.
E adesso ci sono ventisei indagati che facevano parte del “giro” nell'ultima clamorosa inchiesta della Procura di Messina diretta da Antonio D'Amato, un'indagine della Guardia di finanza che s'è mossa tra Messina e la sua provincia ma anche in altre parti d'Italia. Il gip Eugenio Fiorentino ha siglato un'ordinanza di custodia cautelare decidendo il carcere per 9 e gli arresti domiciliari per altri 13.
I NOMI DEGLI ARRESTATI
In carcere
- Letterio Arcolaci
- Salvatore Barretta
- Nicola Caniero
- Antonino Messina
- Emanuele Milia
- Francesco Orlando
- Angelo Repoli
- Carmelo Salvo
- Ignazio Vadalà
Ai domiciliari
- Gaetano Arcolaci
- Giuseppe Costa
- Giuseppe De Salvo
- Danilo Ferrantelli
- Riccardo Lopes
- Francesco Ricciari
- Domenico Zannino
- Domenico Arena
- Francesco Aversa
- Antonio Basile
- Carmelo Calabrò
- Antonella Chiera
- Giuseppe Lo Medico
I dettagli dell'inchiesta
Secondo quanto emerge dall'inchiesta gestita per mesi dalla procuratrice aggiunta Rosa Raffa e dalle sostitute della Dda Antonella Fradà e Liliana Todaro, a Messina era stata impiantata un'organizzazione capillare con ruoli ben definiti sin dal 2018 che era ancora in attività, e con la capacità di captare centinaia di migliaia di euro su piattaforme illegali, le cosiddette “skin”, quelle definite dall'estensione “.com” invece che dall'estensione“.it”, che - spiega il gip -, è l'unica consentita dalla legge italiana.
In questa vicenda c'era spesso una facciata legale nei vari punti distribuiti in città, poi però parecchi clienti venivano deviati verso le scommesse sui siti illegali con il miraggio di guadagni più alti in caso di vincita. Si poteva scommettere su tutto, su qualsiasi sport. Parlando sui canali di Telegram. I reati contestati a vario titolo dalla Procura sono l'associazione a delinquere finalizzata alle scommesse clandestine, una serie di scommesse illegali e l'autoriciclaggio che in pratica era il reinvestimento dei guadagni illegali per l'acquisto di beni immobili come case, terreni, oppure partecipazioni azionarie, o ancora finanziava l'apertura di nuovi punti scommesse.
A capo del gruppo, secondo quanto sostiene la Procura, c'erano due messinesi, il 52enne Carmelo Salvo e il 44enne dipendente di RFI e consigliere di circoscrizione Letterio Arcolaci. Vengono definiti entrambi promotori e organizzatori del vasto giro di scommesse illegali. Accanto a loro come fiancheggiatori vengono indicati il 37enne Emanuele Milia, il 32enne Antonino Messina e il 44enne Ignazio Vadalà.
Ma nell'organizzazione c'erano anche tanti altri ruoli, come quelli di provider, referenti, tecnici informatici, master, agenti, contabili. Anche con nomi di fantasia per circolare nel dark web, per esempio “linoilgabbiano”, “agtoto” e “natale46”. Tra i nomi delle agenzie figurano quelli di “Sport365”, “Betsport96” e “Globalwin”.
All’esecuzione del provvedimento, che ha previsto anche il sequestro di tre milioni di beni, hanno preso parte oltre 100 militari delle Fiamme gialle di Messina coadiuvate dai comandi di Udine, Siracusa, Frosinone, Trapani e Vibo Valentia che si sono avvalsi del supporto di personale specializzato dello Scico e della componente aeronavale del corpo.
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