
Chi scrive è una donna messinese di poco più di 50 anni, che ha deciso di tornare a scuola per diplomarsi. Il suo compito in classe è diventato potente testimonianza contro la violenza. Ci ha chiesto di restare anonima, ma la sua voce merita di essere ascoltata da tutte e tutti.
“Buon pomeriggio... Mi piacerebbe dare la mia testimonianza rimanendo nell’anonimato. Mando un mio scritto… vorrei poter essere d’aiuto a tante donne vittime di stalker o maltrattate”.
Il messaggio, ricevuto in redazione, comincia così e arriva qualche giorno dopo lo strazio per la morte della giovane Sara Campanella, uccisa brutalmente con cinque coltellate da un collega di università di cui aveva respinto le avances. A inviarlo è una donna che frequenta un corso serale delle scuole superiori. Ha deciso di tornare a studiare per ottenere il diploma che qualcuno, in passato, le ha negato.
Il testo che ci ha inviato è nato come un compito in classe. Ma è molto più di questo: è un grido di libertà, una testimonianza cruda e autentica di chi, ha raccolto coraggio e amor proprio, e ce l’ha fatta.
“Per molto tempo sono rimasta in silenzio con il mio dolore e le mie profonde ferite. Oggi mi ritengo una sopravvissuta, perché dopo anni ho trovato la forza di ribellarmi”.
Il suo racconto parte da lontano. Da un amore malato, scambiato per salvezza. L’uomo che aveva idealizzato è diventato il suo aguzzino. Un carnefice che l’ha isolata, colpita, umiliata.
“Prima c'è stato uno schiaffo, poi un pugno, poi ho smesso di contarli” scrive. E nel suo racconto c'è tutto: la vergogna, la paura, il silenzio. Gli occhi che chiedono aiuto, ma che restano invisibili agli altri. Le scuse, ipocrite, dopo ogni violenza, i mazzi di fiori come uno stucchevole copione, quelle frasi e quei sottintesi che puntano il dito contro la vittima. “Però se ho agito così è stata solo colpa tua”.
La donna racconta di come si sia annullata, di come sia diventata un’ombra. Di come nascondesse i lividi, e di come la violenza fisica si accompagnava a quella psicologica.
Finché un giorno, guardando suo figlio, ha capito che non poteva più tacere: “Sono scattati in me il coraggio e la forza di dire ‘basta’. Ho denunciato, ho parlato”.
Oggi quell’uomo si è allontanato. E lei si è salvata. E' viva, nel senso più pieno del termine. Ha ripreso in mano tutto, si è iscritta a scuola, e vuole che la sua storia sia utile ad altre donne.
La storia di una mamma che ha trovato il coraggio di riavvolgere un nastro e scrivere la propria rinascita tra i banchi di scuola. Passando da studentessa a maestra ha insegnato che non è mai troppo tardi per liberarsi. Non è mai troppo tardi per ricominciare. E che chi è in difficoltà, deve chiedere aiuto, perché non si è mai soli.
Il numero 1522 è gratuito e attivo 24 ore su 24, per offrire supporto e assistenza a chi subisce violenza o stalking.
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