Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Messina: la tesi, la laurea e la vita davanti. Quel futuro "strappato" a Sara Campanella

Il colloquio con il docente Berretta subito dopo la lezione: «Era seduta in prima fila. Sempre partecipe e positiva, guardava al futuro. Lunedì in aula c’era anche Argentino»

Sara aveva voglia di futuro. E il futuro, tra i banchi dell’università che aveva fortemente voluto, si sarebbe tradotto nelle pagine della tesi di laurea che, nella sua mente, iniziava già a prendere forma. La corona d’alloro l’avrebbe indossata sul capo a novembre, nel frattempo Sara Campanella aveva già individuato il tema sul quale concentrare il suo lavoro. Al punto che l’ultimo docente con cui ha parlato, prima che l’atrocità di un futuro negato azzerasse ogni cosa, è stato proprio quello con cui aveva deciso di intraprendere il percorso più importante, l’ultimo miglio prima della laurea.
Massimiliano Berretta, oncologo catanese, era pronto a sposare con entusiasmo questa parte di cammino. «Sara mi aveva inviato una mail giovedì scorso, in serata, proprio per chiedermi di farle da relatore – ci racconta –, ma io ero fuori per un congresso e non avevo avuto modo di leggerla. Ieri (lunedì, ndr), a lezione, era seduta in prima fila. Parlavamo di prevenzione e del tumore alla mammella. Utilizzo il plurale perché mi piace che le lezioni siano interattive, specie con studenti partecipi come Sara. Abbiamo parlato a lungo, dell’importanza di quello che, mi vengono i brividi oggi a pensarci, ho definito uno strumento fondamentale in grado di salvarci la vita».
Il prof. Berretta si ferma, poi prosegue nel racconto: «Finita la lezione, sono andato nella mia stanza e ho sentito bussare alla porta. Era Sara, che mi ha chiesto, stavolta di persona, di farle da relatore, perché avrebbe voluto dedicarsi proprio a queste tematiche. Le ho risposto che mi avrebbe fatto piacere, suggerendole di riparlarne alla fine del ciclo di lezioni. Il tempo ci sarebbe stato, perché la laurea era prevista a novembre. “Ci vediamo lunedì prossimo”, le ho detto».
Si ferma di nuovo. Non ci sarà più un prossimo lunedì. Il docente verrà a sapere della tragedia molto tempo dopo, eppure incrocerà, per pochi istanti, il suo corpo senza vita. «Quando ho finito di lavorare mi sono avviato verso la fermata dei bus, a Gazzi, perché torno a Catania in pullman. Ho visto la ressa di gente, l’arrivo dell’ambulanza. Ho pensato a un tragico incidente stradale. In pullman, poi, c’erano dei colleghi di corso di Sara che parlavano di qualcos’altro, di un omicidio. Non avevo realizzato, non potevo realizzare. Arrivato a casa, ho ricevuto una telefonata. “Professore, hanno ucciso Sara Campanella, una sua studentessa”. In quel momento mi si è fermato tutto. In pochi secondi, in una frazione di tempo, ho rivisto tutto quello che è successo nelle ultime ore, la mail, la chiacchierata a lezione, quella nella mia stanza. Non è possibile, ho pensato». E invece era accaduto.
«Che studentessa era Sara? La prima lezione l’ha saltata perché era stata operata, e si era anche scusata con noi docenti per la sua assenza. Ma dal primo istante ho visto subito che era una di quelle studentesse che è un piacere avere a lezione. Era sempre molto partecipe, poi ho capito perché, quando mi ha chiesto della tesi. Anche nell’ultima lezione, quella di lunedì, lei era molto attiva. L’aula era un po’ più piena, una rappresentante ha detto che c’era qualche studente fuori corso che aveva bisogno di frequentare la lezione». C’era anche lui? Argentino? «C’era anche lui. Non so se fosse tra quelli fuori corso, ma sì, c’era anche lui». Ma Sara «era molto tranquilla, non traspariva il disagio dovuto alla presenza di qualcuno in aula. Anche quando è venuta nella mia stanza era davvero serena, mi ha trasmesso l’idea di voler pensare al futuro, al lavoro». Il prof. Berretta conserva quella sua ultima mail: «Dalle sue parole emerge un profilo diverso rispetto a tanti giovani di oggi. Ci si accorge quando alle spalle c’è una famiglia, che insegna il rispetto dei ruoli, a chiedere le cose con garbo. E oggi quando c’è una giovane che agisce con educazione si nota di più». Così verrà ricordata Sara, una ragazza positiva, con il cuore aperto il futuro: «Non è pensabile che si spezzi la vita di chi sta pianificando il proprio domani. E da padre è ancor più inaccettabile».

 

Digital Edition
Dalla Gazzetta del Sud in edicola

Scopri di più nell’edizione digitale

Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.

Leggi l’edizione digitale
Edizione Digitale

Oggi in edicola

Prima pagina

Caricamento commenti

Commenta la notizia