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Quando Messina rinasceva tra il legno delle baracche

I fotogrammi eccezionali di un filmato d’epoca del 1909 restaurato dalla Cineteca del Friuli è stato proiettato in anteprima nazionale al recente Milazzo Film Festival

E Messina si rialzava camminando sulle macerie dell’anima, dopo la ferita mortale. Cercava di tornare a respirare il ritmo quotidiano perduto e affogato dal terremoto e dal maremoto che il 28 dicembre del 1908 cancellarono una città e una popolazione. Trentasette secondi di terrore infinito. Ogni giorno come fosse una malcerta scommessa, tra le baracche di legno puro e di vita improvvisata, piangendo parenti scomparsi e ridendo di un piatto di pasta finalmente di nuovo in tavola. Sfollati era il loro unico nome, non sappiamo chi sono e mai lo sapremo, ma le foto ci parlano di queste vite nuovamente apparecchiate in casupole di fortuna. Ecco il filo di dolore e speranza di un popolo nelle eccezionali immagini che pubblichiamo. Che in realtà sono i fotogrammi estrapolati da un video inedito, della durata di sei minuti, proiettato per la prima volta nelle scorse settimane al Milazzo Film Festival - che ringraziamo per la gentile concessione -, per l’intuizione di uno degli organizzatori, Antonio Napoli. Che ha preso accordi con la Cineteca del Friuli per avere in Sicilia questo eccezionale documento. Ogni messinese che si porta dentro quella ferita di generazione in generazione dovrebbe vederlo. E non è affatto un caso che questo filmato provenga dalla Cineteca dei Friuli. Dove nel 1976, alle nove di sera del 6 maggio, ci fu un sisma devastante di magnitudo 6.5 della scala Richter, con quasi mille morti e più di centomila sfollati. C’è un legame inevitabile che accomuna la gente che ha subito queste tragedie, una fratellanza percepita a distanza per sempre.
Da dove provengono questi fotogrammi ce lo spiega la studiosa Elena Beltrami della Cineteca del Friuli. Che scrive: «All’indomani del terremoto che colpì Messina nel 1908 il film documenta la costruzione degli alloggi in legno approntati per ospitare gli sfollati: le prime immagini illustrano l’approvvigionamento dei materiali nel porto, quindi ci mostrano la costruzione delle baracche e scene di vita negli insediamenti. Chiudono il documentario le immagini delle autorità in visita che lasciano la città in motoscafo. La didascalia di apertura, che è anche l’unica di tutto il film, lo attribuisce a Luca Comerio e questo ci fa ritenere che si tratti di una parte significativa di “Ricostruzione di Messina” (Saffi-Comerio, 1909)». Poi la Beltrami ci dice come è stato possibile realizzarlo. Si tratta del «Restauro conservativo realizzato dalla Cineteca del Friuli a partire da una copia 35mm nitrato acquistata nel 2022 da un collezionista lombardo. A partire da questa copia nel 2024 è stato stampato su supporto di sicurezza un controtipo negativo e da questo è stato realizzato un restauro digitale. L'intervento fotochimico è stato compiuto dal laboratorio olandese di Haghefilm, quello digitale dal laboratorio della Cineteca del Friuli».
Grazie per queste immagini della nostra storia unita.

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