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Perché l’acqua a Messina continua formalmente a non essere potabile

«A tutt’oggi risulta essere vigente l’ordinanza contingibile e urgente numero 151 del 2024, con cui il sindaco di Messina raccomanda di utilizzare l’acqua ai soli fini igienico sanitari». Così si conclude la lettera con cui il dipartimento di prevenzione dell’Asp, un paio di settimane fa, rispondeva al comitato cittadino “Vogliamo l’acqua dal rubinetto”. Ce n’eravamo quasi dimenticati, ma formalmente, da quell’ordinanza di inizio settembre l’acqua, a Messina, non è potabile. A ricordarlo a tutti, ieri, è stato il Comitato stesso, e proprio nella Giornata mondiale dell’acqua, con tanto di dossier presentato, ieri, da Francesco Mucciardi, Daniele Ialacqua e gli altri componenti del gruppo civico.
Si era dibattuto molto, in quei giorni di settembre, su quanto potesse essere sottile o ampio il confine tra forma e sostanza, a proposito di quell’ordinanza. È giusto riavvolgere il nastro e contestualizzare. Si veniva dall’estate della crisi idrica, dell’erogazione alternata in alcune zone dell’area centro-nord della città e delle roventi polemiche politiche. Quell’ordinanza, firmata dal sindaco Basile, serviva ad immettere nella rete comunale l’acqua proveniente da quattro pozzi della zona sud: Briga 1, Briga 2, pozzo Busà e pozzo Cucinotta.
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