Nel 1955, il vecchio "Ris" era formato «da militari di buona volontà, con competenze diverse rispetto a quelle canoniche, riscontrabili nell’Arma di allora – spiega il tenente colonnello Paolo Fratini, comandante del Reparto investigazioni scientifiche di Messina dal settembre del 2023 –. Ne facevano parte, ad esempio, esperti in Fisica, Biologia». Poi, vista la crescente importanza attribuita alle indagini specialistiche e scientifiche dal Codice di procedura penale, nacquero i Sottocentri di Messina (nel 1992) e Parma (nel 1994). Nel gennaio 1999, il Reparto assunse l’attuale denominazione e le due Divisioni quella di “Reparto investigazioni scientifiche”. Qualche mese dopo, a ottobre, ne fu creata un’altra, a Cagliari.
«Il Ris di Messina – spiega Fratini – è un’eccellenza italiana. Svolge una mole di lavoro importante, in quanto competente per Sicilia e Calabria». Nella sede di via Monsignor D'Arrigo, trovano impiego 75 militari. «Sono tutti preparatissimi e con una formazione brillante», continua il comandante. Le indagini trattate riguardano omicidi, rapine, furti, violenze sessuali, sostanze stupefacenti, detenzioni illegali di arma da fuoco e munizionamenti. Finora, nel 2025, il Ris sta lavorando a 300 casi. L’ufficio nevralgico è il Nucleo reperti, ricevuti dall’Arma territoriale e dalla Polizia giudiziaria in genere. Nello step di accettazione, si valuta e si comprende che tipo di lavoro viene richiesto, se di natura biologica, dattiloscopica, ad esempio, a cui segue una fase di impianto dell’indagine tecnica e di smistamento del singolo reperto nei vari laboratori, secondo le sequenze di lavorazione impartite dai protocolli e dagli standard internazionali. Alla fine, transitano di nuovo dall’Ufficio reperti per essere restituiti all’esterno.
Il Ris di Messina è quindi suddiviso in Sezioni: Impronte; Biologia; Grafica, Fonica e Informatica; Balistica; Chimica; Intervento operativo. Nell’ambito di queste, vi sono più laboratori, alcuni dei quali “comuni”. Gli assistenti, analisti e direttori di laboratorio sono impegnati nello studio della composizione chimica di un discreto quantitativo di cocaina, marijuana e crack, «sostanza, quest’ultima, sempre più diffusa e sotto il cui effetto si compiono spesso altri reati», commenta un luogotenente dei carabinieri.
Tra macchinari sofisticati e attrezzature all’avanguardia, c’è chi compara bossoli al microscopio alla ricerca di tracce, chi tenta di risalire alla matricola abrasa di una pistola Beretta e chi è riuscito ad estrarre il Dna di un individuo sospetto da un’impronta ritrovata su una scena del crimine. C'è questo e tanto altro dietro il lavoro certosino di questo Reparto, un vanto di Messina, al servizio di due regioni in cui gli episodi criminali di certo non mancano.

Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.

Caricamento commenti