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Messina, il patto De Luca-Schifani e il dossier “articolo 99”

La fase embrionale del patto tra Cateno De Luca e Renato Schifani, ormai è stato detto in tutte le salse dal leader (o formalmente ex) di Sud chiama Nord, va collocata temporalmente alla fine dello scorso ottobre, esattamente nel lungo colloquio (oltre due ore) di quel mercoledì 30. I due avversari principali delle elezioni regionali del 2022 per la prima volta faccia a faccia nel chiuso di una stanza, lo studio di Schifani a palazzo d’Orléans, con un intermediario-garante d’eccezione, il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno.
Ma il giorno in cui a quel patto viene dato più corpo, con più sostanza, è un altro, più recente. È il 9 gennaio, quel giorno, per la prima volta da quando è presidente della Regione, Schifani fa tappa a Messina, una doppia tappa: di mattina, a palazzo Zanca, firma col sindaco Federico Basile il “Piano Città”, che sblocca tutta una serie di interventi in beni di proprietà demaniali (quel giorno si sancisce anche la definitiva frattura con Marcello Scurria, presente all’incontro ma sostanzialmente ignorato dal governatore); di pomeriggio lo stesso Schifani, Basile e un drappello di assessori e consiglieri comunali di maggioranza effettuano un sopralluogo tra gli “scheletri” dell’ex Sanderson. Qualche settimana prima, infatti, nell’ambito della Finanziaria regionale, si erano manifestati i primi risultati di questo rinnovato dialogo, ad esempio proprio con il passaggio di proprietà dell’area dell’ex Sanderson, a Pistunina, dalla Regione al Comune.

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