
Era per tutti la casa dello spaccio a Mangialupi, protetta da un sofisticato sistema di telecamere per controllare presenze indesiderate, quella scoperta a Messina dagli uomini della Squadra Mobile e della Sisco, la Sezione investigativa del Servizio centrale operativo, nel dicembre dello scorso anno.
Che alla fine di un vero e proprio raid di controlli in ogni angolo dell’abitazione sequestrarono armi e droga e arrestarono quattro persone. E figuratevi che perfino mentre i poliziotti stavano operando fuori e dentro la casa arrivarono alcuni clienti chiedendo la “roba” da comprare, scambiando un agente in borghese... per uno dei venditori, dicendogli pressappoco “che roba c’è fratello?”. In casa c’era anche un diario nero con due voci principali, in cui venivano annotate le quantità di droga “da tirare” oppure “da cucinare”.
In carcere nel dicembre scorso finirono il 53enne Massimo Famà D’Assisi, il proprietario dell’abitazione, il 35enne Nunzio Micali, il 18enne Antonino Di Pietro e il 19enne Antonino Vernucci.
Adesso ci sono da registrare a loro carico quattro condanne, inflitte ieri dal gup Nunzio De Salvo con il rito abbreviato, quindi con lo “sconto” di un terzo della pena. Le richieste di pena per l’accusa le ha formulate la pm Alice Parialò.
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