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Commissione regionale antimafia: a Messina cresce la mafia sommersa, più armi e crack

In prefettura si è tenuta una riunione della Commissione regionale antimafia, presieduta da Antonello Cracolici, che sta proseguendo il lavoro di mappatura sullo stato della criminalità organizzata in Sicilia. I lavori della commissione sono iniziati con l’incontro con la prefetta di Messina, Cosima Di Stani, e i vertici delle forze dell’ordine. A seguire, l’incontro con il procuratore Antonio D’Amato e il procuratore generale Carlo Caponcello. Nel pomeriggio, l’audizione dei 108 sindaci del Messinese.

“Dal primo passaggio con le forze dell’ordine emerge un dato: rispetto a due anni fa, quando siamo venuti l’ultima volta, vi sono sintomi di una crescita della diffusione della droga, in particolare del crack, che due anni fa non era vissuto con la stessa preoccupazione che oggi emerge da queste audizioni”, ha detto Cracolici, presidente della Commissione regionale antimafia.

“L’attività estorsiva", ha aggiunto, "è diffusa ma con un paradosso: si riducono le denunce, sempre più la dimensione della denuncia viene vissuta come una rinuncia. In alcuni casi, anche qui a Messina, emerge un dato che non indica una semplice connivenza, ma piuttosto un’attività in cui spesso sono gli stessi imprenditori a chiedere protezione alle famiglie mafiose nei territori in cui operano, trasformandosi in una sorta di richiesta di messa a disposizione.

C’è un altro elemento che si evidenzia: circolano tantissime armi, ma non vengono usate, nel senso che non ci sono omicidi che possano in qualche modo indicare una ripresa della violenza. Anche a Messina la mafia sceglie di essere sommersa e di non manifestarsi attraverso episodi di violenza, però al contempo si arma. La preoccupazione è che questa dimensione armata dell’organizzazione mafiosa possa determinare una fase in cui, prima o poi, quelle armi potrebbero essere utilizzate".

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