La pista di ghiaccio è ancora lì, a piazza Duomo, e dopo il nostro servizio, nel quale riportavamo, tra l'altro, i dubbi manifestati dai due consiglieri comunali Felice Calabrò e Giuseppe Villari, a scrivere ai due stessi consiglieri, al sindaco e pure alla Procura è il titolare di un'altra ditta, Lorenzo Previti di “Aquila1”, proprietario di una pista di pattinaggio sul ghiaccio con licenza nazionale. Previti denuncia che« da anni faccio richiesta al Comune di Messina per avere un area disponibile per l’evento natalizio e così anche il 19 settembre 2024 ho presentato la necessaria domanda, indirizzata al sindaco e all’assessore allo Sport», garantendo anche« l’armonia con la zona interessata ed evitando il più possibile un impatto ambientale». La nuova struttura, infatti,« è stata acquistata per rispondere ai requisiti richiesti nel 2022 dall’assessore pro tempore, il quale ha dichiarato che la mia “vecchia” tendostruttura non possedeva i requisiti economici, energetici ed estetici». Nessuna risposta, però, né quest'anno, né nel 2023». Riprendendo i dubbi sollevati dai due consiglieri comunali, Previti chiede:«Il dirigente che si occupa della Protezione civile non ha avuto nulla da ridire sulla occupazione dell’area di piazza Duomo che è stata destinata a punto di raccolta, in casi emergenza? Come è stato possibile autorizzare la ditta Etna Eventi Management One srl di Viagrande della provincia di Catania, che ha presentato la domanda dopo il sottoscritto, a mantenere la loro attività a piazza Duomo per oltre due mesi?». E anche l'imprenditore evidenzia sia il fatto che sia stata richiesta la compartecipazione gratuita, sia la velocità dell'autorizzazione, sia «il ruolo politico svolto dalla responsabile della BluSeainSicily srl, con le candidature al consiglio comunale ed alla Regione». BluSeainSicily che è partner della Etna Eventi in questa iniziativa. «Ancora una volta – è la conclusione amara di Previti - l’imprenditoria messinese viene mortificata e penalizzata sia dal punto di vista economico che psicologico, portando gli operatori a demotivarsi e delocalizzare la propria attività»