Messina, "multe false per vendetta": condannati un carabiniere e un poliziotto
La Prima Sezione Penale del Tribunale di Messina, in composizione monocratica (giudice Francesco Torre) ha confermato la condanna a 3 anni e 3 mesi di reclusione per Maurizio Pugliatti, brigadiere dei carabinieri, e per suo fratello Francesco Pugliatti, sovrintendente della Polizia. I due erano accusati di falso e accesso abusivo al sistema informatico per fatti risalenti al periodo tra il 17 e il 19 aprile 2017.
La sentenza è arrivata dopo un iter processuale articolato. Il pubblico ministero, lo scorso 26 febbraio, aveva richiesto per entrambi la condanna a 3 anni e 3 mesi. Successivamente, la parola era passata all’avvocato Nino Cacia, rappresentante delle parti civili, e poi agli avvocati Salvatore Silvestro e Ugo Colonna, difensori degli imputati, che avevano sostenuto le ragioni dei loro assistiti. Secondo l’accusa, Maurizio Pugliatti avrebbe attestato circostanze non veritiere in un ordine di servizio del 19 aprile 2017, nonché in un’annotazione e nei verbali di contravvenzione elevati nei confronti di due poliziotti. In particolare, avrebbe affermato che i due agenti erano stati visti a bordo di ciclomotori in via Camiciotti e in piazza Trombetta a un determinato orario, mentre in realtà, secondo l’accusa, si trovavano altrove. Inoltre, avrebbe riferito che gli accertamenti erano stati compiuti dalla sala operativa, mentre invece l’accesso ai dati era stato effettuato dai carabinieri del Nucleo radiomobile su sua richiesta. L’accusa ha anche contestato il coinvolgimento di Francesco Pugliatti, ritenuto complice del fratello nelle azioni illecite. In particolare, si contesta la richiesta a un collega carabiniere di accedere, in violazione dei doveri di servizio, alla banca dati delle Forze dell’Ordine per verificare i dati relativi ai motoveicoli. La vicenda aveva avuto origine da una denuncia presentata dai due poliziotti coinvolti, che si erano costituiti parte civile nel processo, dopo essere stati vittime delle ritorsioni dei due fratelli, solo per aver fatto il proprio dovere. La storia è cominciata con il “banale” furto di una borsa in una discoteca della città, avvenuto nel marzo del 2017 ad opera della nipote dei fratelli Pugliatti. La ragazza che ha subito il furto, ha ritrovato la borsa poco distante, nei pressi di una farmacia, senza però gli 80 euro che aveva in precedenza. La sentenza di condanna, che dispone anche un risarcimento di 3400 euro per le parti civili, conferma quindi le accuse e chiude un capitolo giudiziario che ha visto al centro presunti abusi nell’utilizzo dei sistemi informatici delle forze dell’ordine.