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La morte di Lorenza Famularo, prosciolti i quattro medici: il caso che sconvolse Lipari nel 2020

Lorenza Famularo

Il giudice del Tribunale di Barcellona, Giuseppe Caristia, ha pronunciato ieri il non luogo a procedere nei confronti di quattro medici in servizio alla Guardia medica e al Pronto soccorso dell’ospedale di Lipari – Antonino Casilli, Giuseppe Antonio Cannata, Angelica Concetta Sequenzia e Giovanni Noto – dichiarandoli estranei ai fatti contestati in merito al decesso di Lorenza Famularo, giovane di 22 anni, stimata dipendente di un albergo di Lipari ed attrice della Compagnia teatrale “Piccolo Borgo Antico”. Morì nell’ospedale liparese il 23 agosto del 2020 dopo dieci giorni di sofferenze e varie visite mediche.
Il provvedimento sancisce che i sanitari accusati di omicidio colposo «non hanno commesso il fatto». A difendere le persone prosciolte da ogni accusa gli avvocati Rosario Venuto, Pinuccio Calabrò, Paolo Starvaggi e Ferdinando Amata, i quali hanno confutato le tesi accusatorie che sono state smentite persino dal collegio dei consulenti tecnici che non hanno rilevato responsabilità nei confronti delle persone indagate. L’inchiesta che ha generato il procedimento giudiziario è stata avviata a seguito della tragica scomparsa della giovane Lorenza Famularo, deceduta nella notte del 23 agosto 2020, nella quale si ipotizzava una condotta negligente da parte degli imputati, che erano stati accusati di non aver gestito adeguatamente il quadro clinico della paziente durante i suoi accessi nel presidio ospedaliero di Lipari e alla Guardia medica dell’isola. Tuttavia, al termine dell’udienza preliminare, il giudice ha escluso ogni responsabilità penale, stabilendo che non vi fossero elementi sufficienti per sostenere l’accusa in giudizio. Secondo l’impianto accusatorio ritenuto privo di fondamento, il personale sanitario avrebbe sottovalutato i sintomi della giovane, che aveva riportato forti dolori toracici e problemi respiratori. In particolare, erano state loro contestate omissioni nell’anamnesi e nella documentazione sanitaria, nonché la mancata prescrizione di accertamenti diagnostici. Tuttavia, la ricostruzione dei fatti non ha trovato riscontri tali da giustificare un processo. Il tribunale ha inoltre disposto la restituzione agli aventi diritto dei beni sequestrati durante le indagini, confermando così la totale estraneità degli imputati alle accuse mosse. La vicenda aveva destato forte clamore, alimentando un acceso dibattito sulle condizioni dell’assistenza sanitaria nelle isole minori e sulla gestione delle emergenze in periodo pandemico.

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