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Messina crocevia di mafie e 'ndrangheta, la Procura: "Pizzo tramandato di generazione in generazione e cittadini sudditi"

Da diversi anni che Messina, sia nella fascia Ionica che Tirrenica che centro, rappresenta un crocevia delle mafie, della 'ndrangheta, di Cosa nostra Palermitana e Catanese

«Oggi è una bella giornata perché grazie ad una saggia interpretazione di ruolo di coordinamento del coordinatore nazionale antimafia e anti-terrorismo le procure di Messina e Catania e le due Dda sono entrate in sinergia tra di loro scambiandosi atti e informazioni e anche i sostituti» ha detto il procuratore di Messina Antonio D’Amato a margine della conferenza stampa sull'operazione interforze condotta da carabinieri e guardia di finanza e coordinata dalle procure di Messina e Catania.

«Questa indagine - ha aggiunto - mette in evidenza e conferma il dato che stiamo registrando da diversi anni che Messina, sia nella fascia Ionica che Tirrenica che centro, rappresenta un crocevia delle mafia, della 'ndrangheta, di Cosa nostra Palermitana e Catanese. Questo crocevia determina delle ricadute sugli assetti degli equilibri criminali e sulla morfologia delle organizzazioni mafiose perché risentono non solo di queste caratteristiche di cosa nostra, ma nel tempo, le organizzazioni mafiose Messinesi si affrancano da quelle Palermitane e Catanesi per assumere delle fisionomie proprie con caratteristiche mafiose. Questo è venuto fuori dalle indagine».

«Il clan aveva base nella provincia di Catania, ma eseguiva le attività finalizzate alle estorsioni e al traffico di sostanze stupefacenti nella zona turistica di Giardini Naxos e Taormina. Da qui è nata la sinergia con i colleghi della procura di Messina e tra le forze dell’ordine dei due capoluoghi» A dirlo Francesco Curcio, procuratore di Catania a margine della conferenza stampa per gli arresti eseguiti nell’ambito dell’operazione antimafia che ha portato all’arresto di 39 persone.

«Sono stati registrati casi di estorsione - prosegue - che si sono succeduti di generazione in generazione, per cui ci si presentava dopo anni anche dopo che era stata accertata l'attività estorsiva per continuare a farla, purtroppo registriamo che le vittime di questi reati si ritengono sudditi e non cittadini perché i cittadini dovrebbero denunciare e cosi non è avvenuto».

 

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