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Le mani della mafia catanese a Taormina e Giardini Naxos, traffico di droga ed estorsioni: 35 arresti, 65 indagati

I clan etnei dei Cintorino-Cappello e Santapaola-Brunetto tra il 2020 e il 2022 avevano capitalizzato un fiorente traffico di stupefacenti, che riforniva di “roba” l'intera area ionica del Messinese

I clan etnei dei Cintorino-Cappello e Santapaola-Brunetto tra il 2020 e il 2022 avevano messo le mani su un fiorente traffico di droga, che è andato avanti per un paio d'anni e riforniva di “roba” l'intera area ionica del Messinese, anche attraverso la “mediazione” di alcuni personaggi di rilievo che avevano impiantato la loro base operativa tra Giardini Naxos e Taormina, due delle maggiori località turistiche della Sicilia. Confermando ancora una volta la storica predisposizione dei gruppi etnei a conquistare spazio e affari lungo l'intera zona ionica. Non solo nella droga ma anche nel giro di estorsioni ai commercianti e perfino ai gestori del noleggio-barche dell'Isola Bella.

E' tutto questo, e tanto altro, la maxi operazione dei carabinieri e della Guardia di finanza scattata all'alba di oggi e coordinata da due procure siciliane, quella di Messina diretta da Antonio D'Amato e quella di Catania diretta da Francesco Curcio. I numeri parlano di 65 indagati complessivi per due ordinanze di custodia cautelare, con 35 persone tra carcere e arresti domiciliari.

Gli indagati

ORDINANZA G.I.P. DI CATANIA - DESTINATARI DI O.C.C.

In carcere:

  • CINTORINO Christopher Filippo, nato il 26.04.1992 a Taormina (ME);
  • GALASSO Alessandro, nato il 31.01.1978 a Taormina (ME);
  • DE LUCA Antonino, nato il 26.04.1998 a Taormina (ME);
  • MAVILLA Diego Enrico, nato il 19.10.1976 a Catania;
  • MOBILIA Carmelo, nato il 24.02.1975 a Calatabiano (CT);
  • MURATORE Cinzia, nata il 10.02.1979 a Sesto San Giovanni (MI),;
  • MURATORE Gianluigi, nato il 27.05.1992 a Taormina (ME);
  • PEDICONE Riccardo, nato il 07.02.1980 a Catania;
  • RANERI Giuseppe (inteso “Peppe Castelmola”), nato a Taormina (ME) il 27.02.1972;
  • RAMO Giovanni Lorenzo Salvatore nato il 31.03.1993 a Taormina (ME);
  • RICCIARDI Ciro, nato il 22.06.2001 a Caserta (CE);
  • SPINELLA Carmelo, nato il 15.10.1971 a Calatabiano (CT);
  • SPINELLA Mariano (INTESO “U biondu”), nato il 12.03.1966 a Graniti (ME);
  • TREMANTE Anna, nata il 08.10.1980 a Napoli.

 


ORDINANZA G.I.P. DI MESSINA - DESTINATARI DI O.C.C.

In carcere

  • ALFONSO Renato, nato a in Germania il 28.10.1981;
  • CIPRONE Letterio, nato a Taormina (ME) il 01.12.1975;
  • CRIMI Matteo Fortunato Mario, nato a Catania il 12.07.1980;
  • CURCURUTO Alessandro, nato a Mongiuffi Melia (ME) il 01.12.1955;
  • D’AMORE Carmelino Antonino, nato a in Svizzera il 07.06.1971;
  • FERRARA Salvatore, nato a Milazzo (ME) il 26.01.1975;
  • GALASSO Alessandro, nato a Taormina (ME) il 31.01.1978;
  • LE MURA Carmelo, nato a Taormina (ME) il 22.11.1973;
  • MAZZULLO Giuseppe Daniele, nato a Taormina (ME) il 12.11.1977;
  • PEDICONE Riccardo, nato a Catania il 07.02.1980;
  • RANERI Giuseppe, nato a Taormina (ME) il 27.02.1972;
  • RUGGERI Giuseppe, nato a Taormina (ME) il 15.05.1965;
  • RUSSO Nicola, nato a Giarre (ME) il 11.06.1983;
  • SESSA Carmelo, nato a Catania il 18.12.1977;
  • SICALI Carmelo, nato a Catania il 24.07.1966;
  • TREMANTE Anna, nata a Napoli il 08.10.1980;

Ai domiciliari

  • CRIMI Salvatore, nato a Taormina (ME) il 25.02.1969;
  • DI STEFANO Giuseppe Concetto, nato a Catania il 26.02.1979;
  • MANGIAGLI Rosario, nato a Catania il 24.08.1963;
  • MIRABILE Rosalinda, nata a Taormina (ME) il 20.01.1980;
  • NASSI Gianfranco, nato a Taormina (ME) il 17.03.1995;
  • NOCE Rosario, nato a Taormina (ME) il 13.07.1990;
  • RANERI Rosario, nato a Taormina (ME) il 21.12.1977;
  • RONSISVALLE Vincenzo, nato a Catania il 15.12.1974;
  • SICALI Annamaria, nata a Catania il 23.04.1987.

Le accuse

Le accuse vanno dall'associazione a delinquere di stampo mafioso, all'associazione finalizzata al narcotraffico. Documentati inoltre numerosi episodi di spaccio di stupefacenti, estorsione, rapina, accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti - tutti reati aggravati ai sensi dell’art. 416-bis.1 del codice penale poiché commessi con metodo mafioso o con il fine di agevolare il clan “Cappello - Cintorino” - e trasferimento fraudolento di valori.

Due associazioni, due uomini "forti"

Erano sostanzialmente due le associazioni tratteggiate nelle carte giudiziarie, una operativa e Messina e provincia e una su quello catanese. Il provvedimento a Catania è stato emesso dal gip Simona Ragazzi su richiesta del procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e dei sostituti Assunta Musella e Alessandro Sorrentinti. L'ordinanza di Messina è stata firmata dal gip Ornella Pastore, su richiesta della procuratrice aggiunta Rosa Raffa e dei sostituti Liliana Todaro, Antonella Fradà, Fabrizio Monaco e Francesco Massara.

E due erano gli “uomini forti”. Il catanese 45enne Riccardo Pedicone, ritenuto associato al clan Cappello, che s'era trasferito armi e bagagli a Giardini Naxos, dove aveva pure avviato due attività “regolari”, un negozio di abbigliamento e un noleggio-biciclette. E il 32enne Filippo Christopher Cintorino, che è nato a Taormina e risiede a Calatabiano, nipote del boss Antonino Cintorino. Un altro elemento di spicco secondo gli inquirenti era il 53enne Giuseppe Raneri, detto “Peppe Castelmola”, anche lui residente a Calatabiano.

L'intimidazione come strumento per tenere in vita il sodalizio

In tale contesto, sarebbero state ricostruite molteplici vicende criminali che avrebbero confermato, come ricostruito sulla base di indizi ritenuti gravi, come gli indagati si adoperassero per il mantenimento in vita e il rafforzamento del sodalizio mafioso, avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, per commettere una serie indeterminata di “reati fine”, tra cui, in particolare, quelli legati ad attività estorsive ed al traffico organizzato e spaccio di sostanze stupefacenti.

Lo storico esponente del clan comandava dal carcere

Le investigazioni avrebbero permesso di acquisire molteplici evidenze indiziarie fortemente sintomatiche della perpetua operatività del clan Cintorino quali l'impegno mai scemato degli indagati per il mantenimento in carcere dei vertici storici del clan, il coinvolgimento in attività estorsive, il controllo del territorio, la disponibilità di armi da fuoco e il ricorso a figure apparentemente “pulite” e distanti per la loro custodia, l'uso delle armi nei confronti di altri soggetti, l'attitudine a dirimere controversie attraverso il richiamo alla potenza e alla capacità di intimidazione propria del clan mafioso, e ancora l'attitudine di un'esponente storico a continuare ad impartire direttive dal carcere attraverso apparecchi telefonici a lui clandestinamente procurati dai familiari e comunque da persone vicine.

Il reggente, il braccio destro e gli altri

Dalla ricostruzione delle vicende criminali nel periodo investigato sarebbe risultato che Mariano Spinella avrebbe assunto il ruolo di promotore/reggente del clan Cintorino, mentre Riccardo Pedicone, braccio destro del boss Mario Pace del clan Cappello, avrebbe rappresentato il referente per tale sodalizio mafioso etneo, affermandosi come organizzatore delle illecite attività sul versante ionico, circostanza questa ultima, specie per il territorio messinese, emersa chiaramente nella indagine condotta anche dai carabinieri. Per quanto concerne gli altri partecipi, alle figure storiche di Carmelo Spinella (fratello di Mariano) e Giuseppe Raneri, attualmente detenuti, si affiancherebbero soggetti emergenti, come Alessandro Galasso, Diego Mavilla, uomo di fiducia di PediconeChristopher Filippo Cintorino legato a vincoli di sangue con l’esponente di spicco da cui origina la denominazione del clan essendo nipote del boss Antonino. Quest’ultimo, avvalendosi dell’autorità derivante dai legami familiari, si sarebbe imposto sul territorio, primariamente nel settore degli stupefacenti.

L'egemonia dei Cintorino a Calatabiano e dintorni

I molteplici episodi osservati confermerebbero come il gruppo Cintorino avrebbe attuato un ramificato controllo del territorio, anche attraverso una metodica attività estorsiva nel comprensorio di Calatabiano e nei comuni limitrofi della fascia ionica etnea e messinese a danno di operatori economici dell’edilizia, dei trasporti e di attività turistico-ricettive.

Il reggente risolveva anche controversie sentimentali

Significativo riscontro della forza d’intimidazione territoriale del clan si desumerebbe inoltre dalle richieste di intervento rivolte al reggente del sodalizio Mariano Spinella, per dirimere controversie insorte tra sodali e tra questi ultimi e soggetti esterni all’organizzazione per le questioni più varie, da quelle di carattere economico a quelle sentimentali.

Nelle due ordinanze, i G.I.P. di Messina e Catania si sono riservati di valutare, a seguito di interrogatorio preventivo, l’adozione delle misure cautelari nei confronti, rispettivamente, di ulteriori 13 indagati.

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