
“Se non c’è la Nerea arrivare in nave a Filicudi è diventato un rebus irrisolvibile”. Lo scrivono in una lettera aperta alcuni residenti sull’isola eoliana che sono bloccati a Milazzo, dopo che lunedì il collegamento, previsto con un altro mezzo di linea, in partenza da Milazzo alle sette, non è stato effettuato. Si tratta di cittadini obbligati a viaggiare in nave poiché ci si è spostati dall’isola con l’automobile e con invalidi a bordo. Invalidi che, tra l’altro, hanno dovuto sobbarcarsi il viaggio per sottoporsi ad accertamenti diagnostici e terapie che, purtroppo, non è possibile effettuare a Filicudi.
I firmatari della lettera aperta evidenziando di essere “costretti ad attendere di partire con una nave che ci porti da Milazzo a Filicudi”, e chiedono di sapere “le ragioni dell'interruzione del servizio di lunedì sulla tratta Milazzo-Filicudi da parte del mezzo di linea indicato”, ed inoltre “quale nave per riportare gente anche invalida e mezzi a casa propria”. Evidenziando uno stato di grande frustrazione sottolineano come “interrompere la continuità territoriale comporta conseguenze e disagi enormi per ogni isolano, ma questa circostanza sembra non interessare a nessuno. Ci chiediamo, in tal senso, se esista un assessore comunale ai Trasporti e ci chiediamo chi rappresenti e chi si occupi di tutti i disagi che viviamo dalle nostre parti. Non intendiamo questuare sui diritti, ma restare in silenzio ci sembra davvero inopportuno. Forse - scrivono ancora - dovremmo iniziare ad adire tutti l’autorità giudiziaria ad ogni interruzione. È comprensibile che non se ne può più. Una cosa sono le avverse condizioni meteorologiche, altra è aprirle come un “comodo ombrello” ogni volta che qualcosa non vada per il verso giusto. Proponiamo, dunque, di lasciarci “servire” sempre dalla Nerea, così come sembrava che dovesse essere dal suo primo arrivo. Vedrete che disservizi non ce ne saranno più!”.
Forti lamentele seppure in altro settore arrivano anche da Stromboli. I genitori rivendicano il diritto di poter avere per i loro bambini un pediatra sull’isola, almeno una volta a settimana. Nonostante la “popolazione infantile” sia piuttosto alta, (oltre 50 bambini), in proporzione agli abitanti dell’isola, per i piccoli strombolani manca l’importante figura e i genitori sono costretti a portarli a Lipari, a volta anche con la febbre, o a ricorrere, quando è possibile, al medico generico di turno alla guardia medica, oppure curarli “autonomamente” o in “connessione telefonica”. Tra l’altro, stante i limitati collegamenti, specie nel periodo invernale, lo spostamento a Lipari comporta che i bambini, seppure con la febbre, non possano tornare a casa al calduccio, se non diverse ore dopo la visita dal pediatra.
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