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Il “Terzo livello” a Messina: l’imprenditore Fiorino assolto dal traffico di influenze

Una richiesta di informazioni all’allora presidente del Consiglio comunale Emilia Barrile

Tribunale di Messina

In uno degli ultimi brandelli giudiziari che rimanevano ancora in piedi per il processo “Terzo livello” sul presunto comitato d’affari in città la cui presenza poi nella sostanza è stata smentita dai vari pronunciamenti dei giudici, era rimasto coinvolto l’imprenditore nel settore della grande distribuzione Tony Fiorino.
L’ipotesi originaria che lo riguardava era quella di “Traffico di influenze illecite”, per una banale richiesta di informazioni sui ritardi degli uffici di palazzo Zanca per la realizzazione del suo centro commerciale di Sperone, che a suo tempo formulò all’allora presidente del consiglio comunale Emilia Barrile, il soggetto principale dell’inchiesta, che all’epoca era intercettata dagli investigatori della Dia.
Ebbene, dopo una lunga odissea giudiziaria, stiamo parlando di un’inchiesta che si concluse nel 2018, e dopo sette anni, l’imprenditore è stato assolto con la formula “perché il fatto non costituisce reato” dalla giudice monocratica Antonella Crisafulli.
Già, perché nel frattempo questa tipologia di reato è stata in parte “cancellata” dalle novazioni legislative degli ultimi tempi, che hanno anche cancellato il reato di abuso d’ufficio.
Dal canto suo comunque Fiorino aveva già rinunciato alla prescrizione e i suoi legali, ieri, gli avvocati Isabella Barone e Marco Franco, avevano chiesto ai giudici di entrare nel merito della vicenda e pronunciare un’assoluzione con la formula “perché il fatto non sussiste”, ragionando cioé sul fatto che in questa vicenda le accuse originarie erano totalmente insussistenti.

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