
Prescrizione per l’ipotesi più vecchia di tentata concussione. E assoluzione per le altre ipotesi più recenti, riqualificate però in abuso d’ufficio, con la famosa formula: “non è più previsto dalla legge come reato”. Quindi viene completamente cancellata in appello la condanna a 3 anni e 6 mesi inflitta in primo grado nel maggio dello scorso anno a carico della ex giudice, a lungo in servizio a Catania, Maria Fascetto Sivillo, originaria di Capizzi, nel Messinese.
Nel processo, che tra l’altro è ripartito da zero dopo un annullamento in appello, era accusata di tentata concussione continuata. Era coinvolta in sostanza per aver cercato secondo l’accusa in più occasioni, a partire dal 2009, di far azzerare delle cartelle esattoriali a suo carico da Riscossione Sicilia della provincia di Enna.
La decisione, arrivata in tarda serata, è della sezione penale della corte d’appello presieduta dalla giudice Katia Mangano.
Ieri mattina il rappresentante dell’accusa, in questo caso il sostituto procuratore generale Giuseppe Lombardo, aveva sollecitato praticamente la stessa conclusione della vicenda che poi è stata scritta nero su bianco in sentenza. Ovvero per l’episodio di tentata concussione del 2009 la prescrizione, e per gli altri episodi “in continuazione” più recenti la riqualificazione da tentata concussione in abuso d’ufficio, una ipotesi che come ormai tutti sanno non è più prevista dalla legge come reato.
In questa vicenda rispetto alle accuse originarie c’era da sempre una visione opposta della difesa, e si è capito bene anche nel corso dell’arringa di ieri mattina del prof. Carlo Taormina, il suo difensore, ovvero che i fatti non erano in realtà affatto conducenti verso la tesi della tentata concussione.

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