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Messina, legge sul randagismo: associazioni preoccupate. Le modifiche alla normativa del 2022

È una questione ancora tutta da dibattere quella relativa al nuovo disegno di legge per il contrasto al randagismo, che passerà al vaglio dell'Ars. L'approvazione delle modifiche alla Legge 15 del 2022, da parte della Commissione regionale Salute, Servizi Sociali e Sanitari, in questi giorni, aveva scatenato le reazioni infuocate di tutte le organizzazioni non profit (Ong) che si occupano del diritto al benessere degli animali. Una risposta univoca che ha portato la Commissione regionale a compiere un passo indietro, per aprirsi al confronto con le associazioni inizialmente estromesse.
Dopo le proteste della Lav, anche l'Enpa (Ente nazionale protezione animali) è intervenuta a livello centrale, con la presidente nazionale Carla Rocchi, per chiedere il ritiro del Ddl. Una legge che indebolisce il ruolo svolto dalle associazioni animaliste a garanzia degli animali e di lotta al dilagante fenomeno del randagismo ancora più allarmante in Sicilia rispetto alle regioni del Nord.
«Questo segnale della Commissione di ridiscutere i contenuti del testo legislativo – commentano le rappresentanti delle associazioni Enpa e Aipae Messina Cuccioli, Alessandra Parrinelli e Cristina Lombardo – in verità ci sembra incoraggiante. Dopo lo sconforto iniziale siamo fiduciose. Non è possibile estromettere l'associazionismo, da sempre sul campo e quindi con una preparazione maturata negli anni, dalle politiche di tutela degli animali e contrasto al randagismo. Tra le criticità principali della nuova legge si segnalano oltre all'indebolimento del ruolo delle associazioni degli animali, l'esclusione del prelievo dei gatti dal territorio negando loro il diritto al soccorso e impattando negativamente sulle sterilizzazioni con il conseguente aumento dei gatti randagi, la cancellazione degli incentivi per le adozioni, l'esclusione della riammissione dei cani non pericolosi sul territorio, il taglio ai finanziamenti per i rifugi e l'eliminazione della disposizione che prevede la presenza di almeno un canile sanitario ogni cinquecentomila abitanti.

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