
Quale è l’età del cancro? L’incidenza del carcinoma colo-rettale nei giovani è in aumento a livello globale. Questo dato è stato recentemente confermato anche nell’Area metropolitana di Milano, grazie a una collaborazione tra l’Agenzia di tutela della salute (Ats) di Milano e l’Oncologia Falck dell’Ospedale Niguarda. Il fenomeno ha spinto i ricercatori di Ifom (l’Istituto di Oncologia molecolare di Fondazione Airc) Oncologia Falck dell’ospedale Niguarda, Università degli studi di Milano (La Statale), e Università di Torino, sotto la guida dei professori Alberto Bardelli e Salvatore Siena, a interrogarsi sulle caratteristiche biologiche di questi tumori e di conseguenza sulla necessità di adeguare gli screening. In questo team spicca anche il nome di un messinese, Giovanni Crisafulli, ricercatore computazionale dell'Ifom di Milano, classe 1979, che ha messo la sua firma nell' articolo apparso sulla rivista scientifica "Cell".
«Abbiamo – afferma Giovanni Crisafulli – per la prima volta presentato alla comunità scientifica l’utilità della stima puntuale dell’età del tumore, discutendone nel contesto del carcinoma del colon ad insorgenza precoce. L’età del tumore merita una definizione. Semplificando, nel nostro contesto, si intende il tempo impiegato da una cellula, o un gruppo di cellule di colon, a trasformarsi a seguito di una o più mutazioni genetiche in adenoma, carcinoma e successivamente a diventare un tumore invasivo. Questo tempo è l’età del tumore. Normalmente, tale trasformazione impiega 5-10 anni e possiamo considerare questo lasso di tempo sufficiente per gli attuali protocolli di screening che sono efficaci nella popolazione sopra i 50 anni. Possiamo dire che abbiamo abbastanza tempo per identificare il tumore in fase precoce in questa fascia di popolazione». Ma c'è un però che merita attenzione: « Nel lavoro pubblicato – continua – abbiamo evidenziato come l'incidenza di tumore al colon stia aumentando nei giovani adulti che per la loro età non sono sottoposti ai protocolli di screening. Abbiamo quindi sollevato la questione di quanto velocemente si sviluppi un tumore nei ragazzi rispetto al carcinoma colorettale ad insorgenza tardiva. Formulando una ipotesi che preveda almeno per alcuni “Eo-Crc”, la crescita più rapida del previsto, rendendo di conseguenza inadeguati gli attuali protocolli di screening che son stati disegnati, come detto, per un'evoluzione tumorale più lenta (5-10 anni). Nel nostro lavoro quindi suggeriamo che l’identificazione puntuale dell’età del tumore, attraverso modelli evolutivi ed analisi genomiche, possa migliorare la diagnosi precoce e la prevenzione, aprendo la strada a strategie di screening più mirate e potenzialmente più efficaci, come l’uso della biopsia liquida. Nella nostra mente immaginiamo un futuro in cui lo screening non sia più un esame invasivo come la colonscopia, ma un semplice prelievo di sangue».

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