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Dispersione scolastica e reati, il garante Amante: «Fondamentale fare squadra»

Lo spunto arriva dalla relazione choc della presidente del Tribunale per minori: «Servono presidi, pubblici e non»

In troppi casi «la famiglia, anziché svolgere la propria naturale funzione di luogo sicuro ed elettivo per la tutela e per lo sviluppo della personalità del minore, diviene l’ambito nel quale il bambino sperimenta, per la prima volta, la violenza». Riecheggiano ancora con forza le parole, misurate ma pesanti come macigni, scelte dalla presidente del Tribunale per i minorenni di Messina, Maria Francesca Pricoco, parte integrante della relazione sull’amministrazione della giustizia del presidente della Corte d’appello, Luigi Lombardo, presentata un mese fa.
La descrizione del disagio giovanile che viene fatta in quelle pagine è inquietante e, soprattutto, richiede azioni decise di contrasto. Lo sa bene il garante per l’infanzia e l’adolescenza del Comune di Messina, Giovanni Amante, che ieri ha voluto richiamare diversi passaggi di quella relazione in quarta commissione consiliare, a palazzo Zanca. «Se tutto rimane circoscritto ad una statistica e ci limitiamo a stracciarci le vesti piangendoci addosso, non otteniamo nulla – ha esordito Amante –. Invece quella relazione deve essere spunto per le parti che devono intervenire, affinché lo facciano e lo facciano presto. Serve fare squadra, con interventi concreti». Il cuore di tutto rimane la famiglia, i genitori, contesti in cui spesso non c’è una protezione per i ragazzi, ma un terrneo fertile per violenze verbali e non solo. Se poi a tutto questo si aggiungono i crescenti abusi di sostanze stupefacenti (impressiona quel dato del +67% di reati per droga registrati nell’ultimo anno), viene fuori «una miscela esplosiva».
Per Amante «il patto educativo nelle scuole è fondamentale ed è fondamentale che le famiglie siano consapevoli e partecipi, e non soggetti passivi». Il garante ha posto l’accento su un elemento evidenziato nella relazione, «la mancanza, nel territorio del distretto, di sufficienti servizi educativi, scolastici, sociali e sanitari (in special modo servizi di neuropsichiatria infantile e consultori familiari) in grado di seguire i processi di crescita dei minori in fase adolescenziale e di prendersi cura della loro integrazione nel gruppo dei pari e in un sano contesto familiare e cittadino». Se, di fronte a disagi, «il primo incontro con un neuropsichiatra avviene dopo tre mesi, che rimangono sempre tempi d’eccellenza e nella media – ha sottolineato Amante – è chiaro che tutto si complica, bisogna far fronte a questa mancanza di presidi. Questa città ha perso punti di riferimento, anche alcuni oratori storici come il Don Bosco, per questo sostengo i centri di Messina Social City, che svolgono attività importanti ed è importante che siano operativi. Dobbiamo aumentare la presenza delle istituzioni laddove manca».

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