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Potrebbe essere la vera svolta per sbloccare finalmente lo stallo dei lavori paralizzati ormai da mesi al parcheggio del borgo marinaro di Paradiso. Adesso c’è la chiusura delle indagini preliminari dopo il sequestro urgente del maggio scorso deciso dalla Procura.
Secondo l’atto siglato dalla sostituta procuratrice Francesca Bonanzinga, nel corso della prima fase dei lavori poi stoppati sono stati commessi una serie di reati legati allo smaltimento illecito di rifiuti non pericolosi e al posizionamento dei massi frangiflutti.
Sono sei secondo l’atto ex art. 415 bis c.p.p. le persone indagate nei vari ruoli ricoperti. Si tratta dei professionisti Maria Gemelli e Giuseppe Messina, rispettivamente direttrice dei lavori e rup del cantiere, dell’amministratore della Chiofalo Costruzione srl, Tindaro Chiofalo, e poi di Giuseppe Croce, Massimiliano Croce e Salvatore Croce, amministratori della discarica che si trova in contrada Vallone del villaggio di Larderia, nella zona sud della città. In questa fase sono assistiti dagli avvocati Gaetano Artale, Vittorio Di Pietro e Roberto Materia.
Le ipotesi di reato che ha messo nero su bianco la pm Bonanzinga sono quattro, tutte datate 10 maggio 2024, il giorno del sequestro del cantiere, e sono diversificate, facendo riferimento sostanzialmente a tre normative di riferimento: quella sulla tutela ambientale, quella sui beni culturali e quella sull’edilizia.
Nel primo caso sono coinvolti Gemelli, Messina e Chiofalo: nelle rispettive qualità avrebbero effettuato attività di trasporto di rifiuti non pericolosi (in concreto scarti di demolizione, plastiche, metalli, vetri) in carenza del formulario di identificazione, il cosiddetto “Fir”, dalla discarica di Larderia, dove questi rifiuti sarebbero stati depositati in maniera incontrollata. E sempre gli stessi tre indagati rispondono di altre due ipotesi di reato: avrebbero posizionato i massi frangiflutti per un verso in assenza di autorizzazione da parte del Genio Civile, e per altro verso in un’area sottoposta a vincolo paesaggistico in assenza di autorizzazione da parte della Soprintendenza ai Beni culturali. Infine i tre imprenditori Croce, ecco l’ultima ipotesi di reato, avrebbero gestito senza le necessarie autorizzazioni rifiuti non pericolosi, vendendoli alla ditta Chiofalo Costruzioni srl.
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