
Verso la sentenza. Dopo le ultime testimonianze. E probabilmente il 12 marzo, tra un paio di settimane, l’operaio edile 59enne Gaetano Antonio Nucifora conoscerà la sua sorte da quando accecato dalla gelosia il 2 ottobre del 2023 sul lungomare di Furci Siculo, uccise il “caro compare” di una vita, il sovrintendente 63enne della Polizia Giuseppe Catania, che stava giocando a carte con un gruppo di amici, sparando in rapida successione cinque colpi dal suo fucile da caccia, un Bernardelli calibro 12. Il poliziotto aveva avuto per anni una relazione con la moglie di Nucifora, che l’uomo scoprì il giorno prima del delitto.
Ieri doveva essere il giorno dell’accusa ma la pm Roberta La Speme era impegnata e quindi tutto è slittato alla prossima udienza, il 12 marzo. L’istruttoria dibattimentale ormai è chiusa, ieri mattina sono stati ascoltati in aula gli ultimi due testi citati dalla difesa, due compagni di lavoro dell’omicida. E quel giorno, il 12 marzo, sarà l’ultimo atto del processo di primo grado davanti alla corte d’assise presieduta dal giudice Massimiliano Micali. Dopo le richieste dell’accusa prenderà la parola l’avvocato Antonio Scarcella, che rappresenta i familiari come parte civile, poi interverranno i difensori di Nucifora, gli avvocati Giovanni Starrantino e Alice Sturiale.
Ieri mattina i due testi citati dalla difesa, due colleghi di lavoro dell’omicida, hanno raccontato in aula che quella mattina, prima che succedesse tutto, l’uomo andò tranquillamente a lavorare, chiamò anche un paio di volte casa al telefono, a mezzogiorno si allontanò per pranzare a casa e poi torno in cantiere. In pratica sembrava tutto normale.

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