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Riesplode con forza il caso arsenico contenuto nelle terre e rocce da scavo provenienti dai cantieri del raddoppio ferroviario Giampilieri-Fiumefreddo. Divampano improvvisamente focolai mai spenti e da non sottovalutare, tant’è che sulla vicenda ha indirizzato la lente la Procura di Messina.
Sullo stoccaggio dei materiali in vari siti della costa ionica vuol vederci chiaro la sostituta Roberta La Speme. E a Palazzo Piacentini risulta aperto un unico fascicolo che racchiude tre aree sequestrate: quella di Nizza di Sicilia, dove sono stati apposti i sigilli ad alcune vasche; quella del Villaggio Unrra-Contesse, dove un’area di ventimila metri quadrati è al centro di accertamenti dell’Ufficio inquirente guidato dal capo Antonio D’Amato; un altro terreno più piccolo localizzato nel comune di Alì Terme.
Osservato speciale è anche il livello di arsenico, le cui concentrazioni risultano oltre le soglie consentite: nelle zone residenziali il limite massimo è di 20 milligrammi per chilogrammo, nelle zone industriali può spingersi fino a 50 milligrammi per chilogrammo ma non superarlo. E nei luoghi requisiti dalla Procura, nei punti oggetto di prelievo di campioni e successive analisi, quei numeri sarebbero di gran lunga maggiori, fino ad arrivare a 100 milligrammi. Da qui la preoccupazione di chi risiede nelle vicinanze dei depositi delle terre da scavo e degli amministratori locali o parlamentari regionali. Tra questi, il più agguerrito è Pippo Lombardo, deputato all’Ars di Sud chiama Nord e sindaco di Roccalumera. La sua sortita di lunedì scorso a Contesse non è affatto passata inosservata. Ha contribuito ad alimentare i forti timori sulle sostanze contenute nei materiali e tenere viva l’attenzione sul caso arsenico. Proprio Lombardo, il 22 ottobre scorso, aveva denunciato che nel cantiere di Nizza di Sicilia erano state accatastate circa 14mila tonnellate di terre e rocce da scavo con concentrazioni di arsenico oltre il consentito. Materiali peraltro non depositati in vasche chiuse, con rischio di tracimazione, come avvenuto il 21 ottobre, quando le acque di piazzale invasero strade e terreni, fino al centro abitato di Nizza di Sicilia. «Ben 14mila tonnellate di rifiuti contenenti arsenico esposti alle intemperie atmosferiche per oltre 3 mesi», rimarcava Lombardo, con pericoli per l’ambiente circostante, comprese le falde sottostanti, di inquinamento da parte del metallo pesante.
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