Il dramma dei suicidi, prima causa di morte in carcere, la condizione dei detenuti tossicodipendenti, le donne recluse, con poca istruzione, a volte apatiche e depresse, il sovraffollamento che non riguarda la casa circondariale di Gazzi. Sono tanti i temi toccati dalla relazione della garante dei detenuti Lucia Risicato presentata al consiglio comunale. La garante si sofferma sia sulla struttura che sulle condizioni di vita dei detenuti di Gazzi. Emergono questioni già messe in luce, prima fra tutte la carenza di personale penitenziario. Mancano una ventina di agenti di polizia penitenziaria, una carenza aggravata dalla recente sospensione di nove agenti a seguito degli sviluppi dell’indagine condotta dalla Dda di Messina sullo spaccio di droga in carcere e sull’ingresso di telefoni cellulari. Un discorso analogo vale per gli educatori: ce ne sono tre ma cosi come previsti in pianta organica, ma sono pochi rispetto alle esigenze specifiche del penitenziario. La garante evidenzia la buona collaborazione con la direttrice Angela Sciavicco, gli educatori, il garante per l’infanzia Giovanni Amante. Il carcere di Messina, non ha problemi di sovraffollamento. Attualmente a Gazzi ci sono 202 detenuti a fronte di una capienza di 302 posti ma una novantina sono inagibili. L’istituto non ha sofferto la crisi idrica grazie ad una conduttura che lo rifornisce, in ogni cella c’è un frigorifero e un solo ventilatore. Una circolare del Dap limita ad un solo apparecchio per camera ma risulta «inadeguato a fronteggiare ondate di caldo come quelle che ci hanno afflitto l’estate scorsa». In questi mesi la garante ha incontrato i detenuti, le richieste più frequenti che ha ricevuto sono quelle della possibilità di contatti telefonici con i familiari più stretti e gli accertamenti sanitari. Una parte dei detenuti è pronta a mettersi in gioco convinta di non voler più tornare in carcere, un’altra parte però ha un atteggiamento diverso: «In questo momento- afferma la garante nella sua relazione - circa la metà della popolazione penitenziaria è composta da detenuti condannati in via definitiva. Ciò crea un singolare problema nella composizione della popolazione detenuta: una buona metà non manifesta, infatti, alcun interesse per le numerose ed eterogenee attività trattamentali della Casa circondariale (teatro, corsi di cucina, etc.) e l’altra metà, più disponibile, subisce la presenza dei “disturbatori”». Particolarmente triste la condizione delle donne detenute, sono una ventina, il quadro che ne fa la garante è sintomo di una differenza anche nella sofferenza: «sono in maggior parte persone di limitata scolarizzazione, tendenzialmente apatiche e in alcuni casi depresse. La natura per lo più transitoria della loro detenzione a Gazzi fa sì che esse non siano attratte dalle attività formative proposte da educatori e volontari».