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Messina, i “viaggi” di droni in carcere e il traffico di droga: accertamenti sui telefonini

Dieci telefonini su cui compiere urgenti accertamenti tecnici. Per vedere quello che è successo fuori e dentro il carcere di Gazzi dall’agosto del 2023 fino ai nostri giorni

Dieci telefonini su cui compiere urgenti accertamenti tecnici. Per vedere quello che è successo fuori e dentro il carcere di Gazzi dall’agosto del 2023 fino ai nostri giorni, quando le due “bande interne” di detenuti, una formata da messinesi e una di catanesi, commerciavano in droga e cellulari per consentire i contatti con l’esterno, roba che arrivava perfino con l’uso di droni in viaggio durante la notte.
È questa la novità dell’indagine portata avanti da diversi mesi dalla Procura diretta da Antonio D’Amato, che il 31 gennaio scorso ha portato ad una maxi perquisizione all’interno della struttura di Gazzi, effettuata da oltre un centinaio di uomini tra i carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Messina e quelli del Nucleo investigativo centrale di Roma della Polizia penitenziaria. Un decreto di perquisizione urgente siglato dalla procuratrice aggiunta Rosa Raffa, dai sostituti della Distrettuale antimafia Francesca Bonanzinga e Marco Accolla e dalla collega della Procura Anita Siliotti.
Durante la perquisizione sono stati sequestrati anche dieci cellulari, e adesso è necessario sottoporli ad accertamenti per estrapolare il traffico telefonico e tutto il resto. I tre pm che conducono l’inchiesta hanno inviato quindi ai 34 indagati, 9 appartenenti alla Polizia penitenziaria e 25 detenuti (ristretti o ex), un avviso di accertamenti tecnici irripetibili con la nomina di tre consulenti - i periti Cosimo Caruso Licata, Ignazio Tulumello e Filippo Impellizzeri -, fissando un giorno per l’affidamento dell’incarico, il 17 febbraio prossimo.
Le accuse contestate a vario titolo, datate dall’agosto del 2023 ad oggi, vanno dal traffico di stupefacenti all’associazione a delinquere, ed è prevista anche la contestazione dell’art. 391 ter c.p., ovvero il cosiddetto “Accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti”.
Un primo decreto di perquisizione del 31 gennaio riguardava 21 indagati. Si tratta di: Angelo Arrigo, Giovanni Aspri, Carmelo Bianca (di Siracusa), Filippo Cannavò, Santo Chiara, Giovanni Cortese, Giovanni Costa, Eros Di Blasi, Orazio Giovanni Di Grazia (di Catania), Giorgio Di Gregorio (di Siracusa), Alessio Papale, Lucio Pappalardo (di Acireale), Antonio Paratore, Francesco Russo, Angelo Sapiente (di Catania), Vincenzo Tripodi, Ivan Zappalà (di Catania), Nebi Memeti (di Mazara del Vallo), Emanuele Bonanzinga e Francesco Ferrante. Un secondo decreto di perquisizione riguardava altri 13 indagati. Si tratta dei detenuti Davide Mandalà, Roberto Papale, Claudio Bonanzinga e Vincenzo La Foresta (quest’ultimo è in libertà, è coinvolto nelle indagini come presunto intestatario di parecchie schede sim destinate secondo gli inquirenti ad essere introdotte in carcere); e poi degli appartenenti alla Polizia penitenziaria Saverio Annetti, Domenico Campanella (di Milazzo), Kevin Costa, Andrea Genovese (di Barcellona Pozzo di Gotto), Giuseppe Grioli (di Lamezia Terme), Domenico La Marca, William Rega (di Taranto), Sergio Saraò e Luca Vita.
I telefonini sequestrati dai carabinieri erano in uso secondo i magistrati della Dda a Saverio Annetti, William Rega, Sergio Saraò, Andrea Genovese, Luca Vita, Giuseppe Grioli, Kevin Costa, Domenico Campanella e Domenico La Marca.
I 34 indagati sono assistiti dagli avvocati Oleg Traclò, Salvatore Silvestro, Giuseppe Giacoppo, Domenico Germolé, Tino Celi, Pietro Aloisio, Cinzia Panebianco, Angela Manerba, Felice Gemelli, Alessandro Trovato, Antonello Scordo, Pietro Venuti, Ignazio Danzuso, Giuseppe Junio Celesti, Enrico Consolo, Rosa Guglielmo, Giuseppe Orlando, Daniele Cugno e Domenico André.

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