Perché Messina è così “fragile”: secondo il Piano regionale sono 1.919 i dissesti idrogeologici
Il territorio di Messina, per alcune sue specificità – figlie, purtroppo, anche della tragica alluvione del 2009, che provocò 37 vittime – è la più “mappata”, in Sicilia, in termini di dissesto idrogeologico. L'ultimo aggiornamento del Pai, il Piano di assetto idrogeologico della Regione, che è il documento chiave per identificare le zone maggiormente a rischio del territorio, risale al 2021, ma è già stato rivisto due volte, nel 2023 e nel 2024, con alcune modifiche “al ribasso”, di zone escluse dall'elenco di quelle più critiche. Nelle cartografie che lo compongono, sono ben 1.919 i dissesti ricadenti nel territorio comunale di Messina, di cui 372 ricadenti nell’area tra il torrente Saponara e Capo Peloro e 1.547, la stragrande maggioranza, tra Capo Peloro e il torrente Fiumedinisi. Le tipologie di dissesto più rappresentate, si legge nel documento, «sono, nell’ordine, le colate rapide, i crolli e le erosioni accelerate, mentre per estensione areale l’erosione accelerata è quella che interessa maggiormente il territorio». Coprendone una porzione pari addirittura al 60 per cento. L'aggiornamento del 2021, viene spiegato nella relazione generale, «è stato predisposto a seguito di una serie di segnalazioni e verbali di sopralluogo della Protezione civile del Comune di Messina relativi agli eventi piovosi avvenuti nell’arco temporale 2012-2020» e «in considerazione dell’elevata suscettibilità al dissesto del territorio comunale di Messina, dal 2012 si è instaurato un rapporto di collaborazione e assistenza specifica sul censimento dei dissesti con gli uffici della Protezione civile comunale in considerazione anche degli studi effettuati dal Comune sulla propensione al dissesto (in particolare lo studio redatto dall’Enea) e funzionale alla banca dati dei dissesti del Comune, propedeutica al Piano di protezione civile comunale», approvato di recente. È proprio quello studio redatto dall'Enea – l'agenzia governativa del ministero dell'Ambiente che studia nuove tecnologie, energia e sviluppo economico sostenibile – a rendere Messina la città più “studiata”, da questo punto di vista. In linea generale, infatti, almeno in questa fase, nel Pai Sicilia «i livelli di pericolosità geomorfologica censiti – viene spiegato – non coincidono con la probabilità di accadimento di un fenomeno franoso». In sostanza il Pai fotografa una situazione di fatto e lega i rischi ai dissesti già in corso, non prevede “nuovi” dissesti. O per lo meno è così per tutta la Sicilia, ma «in considerazione della particolarità del territorio messinese – si legge ancora nella relazione – e della disponibilità di uno studio specifico, commissionato dal Comune a seguito degli eventi del 1 ottobre 2009 eseguito dall’Enea, relativo alla suscettività da frana del territorio comunale di Messina, si è tenuto conto dei dati relativi alla suscettibilità al dissesto per colata rapida. Considerato che tale tipologia di dissesto, oltre ad essere la più diffusa, è caratterizzata da frane di neoformazione, non direttamente determinabili in base a quanto accaduto nel passato, al fine di tenerne conto in attesa di direttive aggiornate sulla suscettibilità da frana da adottare nel Pai si è scelto di considerare “sito di attenzione per potenziali colate rapide” il territorio che comprende sia le zone di innesco potenziale ad elevata e molto elevata probabilità stabilite dallo studio citato, che le porzioni di espansione a valle dei fenomeni, determinate sulla base delle linee guida emanate per l’utilizzo dello Studio di suscettibilità dell’Enea ai fini delle prescrizioni da inserire nella variante al Piano regolatore generale».