Una fase storica senza precedenti per Barcellona, la seconda città della provincia: il rischio di una drastica riduzione di servizi pubblici essenziali, con una particolare sofferenza per chi è in una situazione di fragilità o di debolezza. Utenti del Pronto soccorso più o meno gravi tutti costretti ad essere trasportati a Milazzo, ed ora anziani e disabili, ed in genere tutta la grande utenza comprensoriale – Barcellona e altri 12 Comuni – della “soppressa” sede Inps di via Marconi, che sembra destinata, a partire da aprile, a suddividersi tra le agenzie di Milazzo o di Patti. Adesso, pare (vedi articolo a fianco) che si sia aperto un varco per salvarla. Del quadro generale abbiamo parlato con il segretario generale della Uil di Messina, Ivan Tripodi, il primo ad insorgere per la delibera di soppressione adottata il 18 dicembre scorso dal CdA dell’Inps regionale, per tre sole agenzie: Barcellona, Partinico e Mazara. Cominciamo dall’ultimo episodio ad alto valore simbolico: i manifesti notturni di giovani che invocano il diritto alla salute e parlano con amarezza di non poter più sentirsi dire che «la politica sta lavorando per risolvere i problemi della sanità». Cosa pensa delle nuove generazioni? I giovani rappresentano la speranza per ribaltare l’attuale stato delle cose in quanto stanno subendo i drammi della disoccupazione, della precarietà occupazionale, del lavoro povero ed irregolare, nonché una pesante contrazione del diritto alla salute. I manifesti notturni fotografano queste tragedie sociali, smascherano la vacuità di una classe politica lontanissima dai bisogni della gente e la inchiodano ad una credibile assunzione di responsabilità. Barcellona perde pezzi di servizio pubblico di importanza assoluta per la popolazione, o comunque di servizio istituzionale reso alle fasce deboli: dalla soppressione della sede Inps alla chiusura del Pronto soccorso. Qual è la vostra strategia? La Uil ha l’orgoglio di essere il sindacato delle persone e di essere protagonista, purtroppo molto spesso in maniera solitaria, di numerose vertenze sociali e territoriali, a partire da quelle della sanità, condotte senza subalternità nei confronti di alcuno e senza fare sconti a nessuno. È questa la via maestra che continueremo a percorrere per la difesa dei diritti delle persone. Focalizziamo l’Inps: può fare degli esempi di cosa potrebbe significare per un pensionato o un invalido, o un qualunque cittadino poco “digitale”; non avere più una interlocuzione diretta con gli uffici? Innanzitutto, dobbiamo sfatare la convinzione di chi pensa che l’Inps sia soltanto un elargitore di pensioni ed un ricettore dei relativi contributi previdenziali. Sono, infatti, ben 480, un numero enorme, le prestazioni che l’Inps offre ai cittadini. Parliamo, per esempio, di naspi, assegno d’inclusione, congedo parentale, indennità di accompagnamento, di maternità e di malattia, riscatti assicurativi, bonus vari e una miriade di prodotti e servizi che vedono come destinatari i cittadini di tutte le età appartenenti per lo più alle classi più fragili e meno abbienti della società. Inoltre, l’Inps di Barcellona è il polo provinciale per la liquidazione delle sentenze per il riconoscimento dell’invalidità civile e per la gestione dei formulari informativi con gli enti previdenziali esteri. Pertanto, al danno si aggiunge la beffa poiché, con la chiusura della sede di Barcellona, gli utenti non digitali o nei casi nei quali non è sufficiente l’assistenza del patronato, dovranno presentarsi fisicamente a Milazzo o Patti con i relativi disagi e l’ulteriore aggravio di spese e costi. Adesso fioccano le mobilitazioni parlamentari e il sindaco Calabrò si è impegnato in sinergia con i vertici del suo partito. Cosa chiedete ai deputati, al sindaco e agli stessi cittadini di un vasto comprensorio i quali da aprile, per “andare all’Inps”, dovrebbero prendere il bus per recarsi a Milazzo o a Patti? Senza la nostra denuncia questa brutta vicenda rischiava di rappresentare l’ennesimo scippo subito da quel territorio nell’assordante silenzio delle Istituzioni e della classe politica. La chiusura dell’Inps certifica il pesante depauperamento sociale di Barcellona. Pertanto, auspichiamo una forte mobilitazione cittadina per scongiurare la chiusura dell’Inps. Le semplici dichiarazioni, se non accompagnate da fatti concreti e sostanziali, lasciano il tempo che trovano. Accanto alla mobilitazione si deve andare alla fonte, vale a dire: il sindaco, la giunta e il consiglio comunale, unitamente a tutti i parlamentari nazionali e regionali, coinvolgendo le forze sociali, devono avviare, a strettissimo giro, una “forte” interlocuzione con i vertici nazionali dell’Inps per modificare la delibera del Cda».