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Messina, un disastro atteso: Zafferia “liberata” ma restano paura ed emergenza

Trenta ore di isolamento. Un tempo interminabile per le quaranta famiglie di Zafferia che domenica mattina hanno visto passare davanti alle loro case decine e decine di tonnellate di terra, acqua e fango trasportati a valle dal torrente di contrada Fornaci. Molte delle loro auto sono rimaste danneggiate. Le case, quasi tutte, non hanno avuto danni perché sono state costruite più in alto di quella strada (ri)diventata un torrente.
I mezzi movimento terra hanno finito di lavorare attorno alle 16. Hanno alzato un argine di fortuna per difendere la strada dal corso d’acqua ancora ingrossato dalle clamorose piogge di due giorni fa. Hanno usato la terra che il torrente ha portato giù a valle in un paio di ore con la forza e violenza che mai gli abitanti della zona avevano visto.
Il fango, i massi, la terra provengono dal cedimento di un versante della montagna che sovrasta quello che è il nucleo originario di Zafferia. I resti della vecchia chiesa sono lì da 800 anni e anche quell’edificio e il vicino ponte di accesso sono stati costruiti ben più in alto del torrente. «La scorsa estate c’è stato un grosso incendio lassù – ha detto l’assessore Massimiliano Minutoli che ha guidato il sopralluogo di ieri pomeriggio a cui hanno partecipato anche il dg del Comune Salvo Puccio, l’assessore Francesco Caminiti, l’ingegnere capo del Genio Civile Santi Trovato e i rappresentanti dell’Autorità di Bacino –. L’assenza di vegetazione ha reso la collina più soggetta a frane e cedimenti che la pioggia abbondante di domenica hanno scatenato. Adesso parleremo con i tecnici per trovare una soluzione nell’immediato e nel medio periodo».
Ieri mattina, dopo che tutte le auto ammassate e accartocciate erano state spostate, lo scenario che si presentava era quello di un unico grande letto del torrente. Il greto che era due metri più in basso della strada arginale che porta a una ventina di abitazioni è stato completamente riempito dai detriti rotolati giù dalla montagna. Materiale che ha coperto la passerella che collega la zona di via Kuba con il centro di Zafferia. Lo spazio lasciato sotto quel ponticello non poteva mai essere sufficiente per far defluire la portata del torrente e della colata di fango. Quando si è occluso è arrivata l’esondazione che ha isolato entrambe le sponde del torrente. Con i mezzi cingolati della Protezione civile verso le 14 è stata liberata del tutto la passerella. E’ stato creato un varco e anche la salma di un uomo defunto sabato è stata, dopo trenta ore, trasferita in chiesa per l’ultimo saluto.
Per tutto il giorno gli abitanti, da soli (non è scattato alcun sostegno volontario), si sono dati da fare per pulire la zona più vicina alle loro abitazioni e hanno anche provato a salvare il salvabile nelle loro auto, alcune del tutto compromesse dalla gran quantità di fango che le ha investite. «Ho perso un’auto ad agosto quando ci fu una situazione simile e ne ho vista trascinare via un’altra adesso. Ditemi cosa devo fare?» dice Antonio, uno degli abitanti di contrada Chiesa Vecchia. «È la quarta volta che accade in meno di un anno – fa presente la figlia del defunto che solo in extremis è stato portato in chiesa per il funerale –. Questa volta è stato violentissimo. Per noi un dramma nel dramma». I commenti sul fatto che le abitazioni siano troppo vicine al torrente o peggio non regolari, fanno arrabbiare i residenti. «Io qui ho la fibra, il gas e tutti i servizi – dice il Giovanni –. C’è anche la pubblica illuminazione e la targa toponomastica. Qui è tutto in regola». Il dirigente regionale della Protezione Civile Salvo Cocina ha commentato gli eventi di domenica parlando di delocalizzazione delle abitazioni vicine al corso d’acqua. »Mandarci via? – dice Giovanni Rizzo che ha ancora in mano una pala con cui sta liberando dal fango la sua macchina –. Abbiamo paura, se fosse necessario certo che lo faremmo».

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