Messina

Martedì 04 Febbraio 2025

La droga in carcere a Messina: i 34 indagati. I retroscena della maxi perquisizione

Al carcere di Gazzi c’erano due «radicate bande criminali», una messinese e una catanese, che commerciavano in droga, telefonini e sim card con la complicità di alcuni agenti penitenziari, i quali o facevano spesso finta di non vedere oppure partecipavano attivamente introducendo i pacchi “segreti” per guadagnarci qualcosa. E c’erano anche lanci “regolari” dall’esterno all’interno della casa circondariale, i detenuti coinvolti facevano il punto della situazione quando si trovavano insieme al “cortile passeggi” o al “campo sportivo” e raccoglievano i pacchi. Oppure telefonini, droga e sim card arrivavano con i droni di notte, quando nessuno vedeva e sentiva, o faceva finta di non vedere e non sentire. E ad un certo momento proprio per “divergenze” nella gestione dei traffici messinesi e catanesi entrarono in contrasto. Poteva finire molto male. Per un periodo ci furono disordini causati ad arte tra i due gruppi criminali contrapposti, e alcuni dei “capi” vennero subito trasferiti altrove. Parla di tutto questo la clamorosa indagine portata avanti da diversi mesi dalla Procura diretta da Antonio D’Amato, che nella mattinata di venerdì scorso ha portato ad una maxi perquisizione all’interno della struttura, effettuata da oltre un centinaio di uomini tra i carabinieri del nucleo investigativo del Comando provinciale di Messina e quelli del Nucleo investigativo centrale di Roma della Polizia penitenziaria. Un decreto di perquisizione urgente siglato dalla procuratrice aggiunta Rosa Raffa e dai sostituti della Distrettuale antimafia Francesca Bonanzinga e Marco Accolla e dalla collega della Procura Anita Siliotti. Si tratta di un’indagine che ha visto l’iscrizione nel registro degli indagati complessivamente di 34 persone, nel dettaglio 9 appartenenti alla Polizia penitenziaria e 25 detenuti, che in atto sono ristretti nel carcere di Gazzi, lo sono stati in passato oppure sono stati trasferiti nei mesi scorsi, o ancora sono di nuovo liberi. Un primo decreto di perquisizione riguarda 21 indagati, e si tratta di detenuti nelle varie posizioni accennate prima, accusati in questa fase - è chiaro che si tratta del primo step processuale, le posizioni potrebbero anche portare con gli sviluppi investigativi all’archiviazione per insussistenza dei fatti -, di aver fatto parte di un’associazione a delinquere finalizzata - dall’agosto del 2023 fino ad oggi - all’introduzione di sostanze stupefacenti, soprattutto marijuana e cocaina, all’interno della struttura carceraria anche mediante lo smistamento di pacchi, tra “lanci” e passaggi di mano durante i colloqui; sostanze stupefacenti che poi venivano rivendute alimentando il mercato interno (uno spinello a quanto pare costava un po’ più caro che all’esterno, dai 20 ai 30 euro). Si tratta di: Angelo Arrigo, Giovanni Aspri, Carmelo Bianca (di Siracusa), Filippo Cannavò, Santo Chiara, Giovanni Cortese, Giovanni Costa, Eros Di Blasi, Orazio Giovanni Di Grazia (di Catania), Giorgio Di Gregorio (di Siracusa), Alessio Papale, Lucio Pappalardo (di Acireale), Antonio Paratore, Francesco Russo, Angelo Sapiente (di Catania), Vincenzo Tripodi, Ivan Zappalà (di Catania), Nebi Memeti (di Mazara del Vallo), Emanuele Bonanzinga e Francesco Ferrante.

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