
Immaginate un tavolo di Risiko. Ci sono 14 “nazioni” – le 14 Autorità di sistema portuale commissariate o i cui presidenti hanno terminato il loro mandato e sono in regime di “prorogatio” – da conquistare, se possibile con scelte condivise, altrimenti con atti di forza. A giocarsi la partita non solo le tre principali componenti della maggioranza che sostiene il Governo Meloni (Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega) ma anche le opposizioni che potrebbero avere in dote due delle 14 presidenze. Le Autorità di sistema italiane sono, in realtà, 16 ma due – quelle di Augusta-Catania e di Ancora-Mare Adriatico – sono guidate da presidenti in scadenza nel 2026.
Ci sono 5 Autorità che hanno un peso maggiore (quelle da zona Champions), e sono quelle di Genova, Trieste, Civitavecchia (Roma), Napoli e Palermo (volendo, se ne aggiunge una sesta: quella di Venezia). Chi, tra i tre partiti della maggioranza, riuscirà ad aggiudicarsele, lascerà campo libero agli alleati per le altre. È una partita delicatissima, quella che si terrà per tutto il mese di febbraio, con sullo sfondo l’obiettivo del Governo di definire, nell’arco di qualche mese, le linee portanti della riforma della portualità e della logistica italiana, destina a rivoluzione radicalmente l’attuale scenario, con la creazione di una Agenzia unica nazionale, che dovrà coordinare le varie diramazioni territoriali, secondo il modello vigente in Spagna.
In tale contesto, c’è da scegliere il nuovo presidente dell’Autorità che gestisce i porti di Messina-Tremestieri), Milazzo, Reggio Calabria-Saline joniche e Villa San Giovanni. Le trattative sono già state avviate, venerdì scorso si è tenuta una riunione alle “alte sfere”, alla quale hanno preso parte anche il vicepremier Matteo Salvini e il viceministro dei Trasporti, Edoardo Rixi. L’intenzione dichiarata dell’esecutivo Meloni è di trovare subito, dove possibile, intese con la Regione – o con le Regioni, nel nostro caso –, senza dar vita a casi quelli che riguardarono proprio l’Autorità portuale di Messina. Ricordate la nomina di Mario Paolo Mega? Fu designato dall’allora ministro Danilo Toninelli, con il pieno sostegno dell’allora folta deputazione messinese del M5S, ma trovò l’aperto dissenso delle due Regioni. Addirittura, il governatore siciliano (allora era Nello Musumeci) non nominò mai il suo rappresentante all’interno del Comitato di gestione portuale, non riconoscendo la validità della nomina del presidente. E la Regione Calabria fece ricorso al Tar.

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