Messina

Venerdì 31 Gennaio 2025

Allarme minori a Messina, il caso diventa politico: dalla dispersione scolastica ai reati di droga

«Appare sbalorditivo che, a distanza di qualche giorno dall’inaugurazione dell’anno giudiziario, a fronte dell’allarmata denuncia effettuata dal presidente della Corte d’Appello e dal Tribunale per i minorenni, non siano seguite prese di posizioni forti da parte soprattutto dell’ente comunale che, per il tramite della sua rete di assistenza sociale territoriale, riveste un ruolo significativo nella individuazione e nel contrasto a quelle forme di devianze e di disagio sociale, familiare, economico che poi purtroppo portano, se non trattati adeguatamente, a reati penali molto gravi che vedono sempre più spesso coinvolti i nostri giovani». «Nessun silenzio da parte nostra, ma massima collaborazione con tutte le istituzioni e una serie di azioni portate avanti quotidianamente sul territorio. Si parla di una questione estremamente delicata, che non può essere liquidata con analisi semplicistiche e strumentali accuse politiche». Da un lato, l’affondo lanciato dal consigliere comunale del Partito democratico, Alessandro Russo. Dall’altro, la risposta dell’assessore ai Servizi sociali, Alessandra Calafiore. A tenere banco ancora la Relazione sullo stato della giustizia a Messina e, in particolare, i dati relativi ai fenomeni di dispersione scolastica e alla situazione dei reati minorili in forte aumento rispetto agli anni precedenti. «Crescono le segnalazioni per dispersione scolastica – afferma Russo –, crescono le segnalazioni per abuso di sostanze stupefacenti, crescono le situazioni di dipendenza psicologica dei minori, crescono le segnalazioni per abusi sessuali e per maltrattamenti e violenza assistita e familiare che coinvolgono i minori. Sono segnalazioni che vengono messe in relazione a veri e propri indicatori di disagio e di devianza minorile, come ad abbandono e incapacità educativa. Deve destare gravissima preoccupazione il dato sulla dispersione scolastica, che cresce sempre più perché penalizza doppiamente i nostri giovani: senza la promozione culturale e l’istruzione, i giovani sempre più attratti da fascinazioni di facile successo e di facile arricchimento, sono sempre più spesso vittime della criminalità, che li utilizza come consumatori di stupefacenti o come spacciatori in ambienti sensibili. Un quadro di gravissimo impatto sociale sulla nostra città, che soprattutto testimonia come la rete di individuazione e sostegno e contrasto che è stata costruita in città negli ultime cinque anni sia ben lungi dall’essere adeguata e sufficiente: non si riesce a fermare l’impennata dei numeri delle casistiche; non si riesce a penetrare nei contesti sociali più a rischio; non si riesce a frenare e a individuare le ragioni e le sofferenze dei minori coinvolti nell’abbandono scolastico e nella violenza familiare. Il quadro del disagio minorile emerso – insiste il consigliere del Pd – conferma l’insufficienza e l’inadeguatezza della rete di disvelamento e di risposta al disagio minorile e alle sue più evidenti segnalazioni. Quindi, al di là delle parole di circostanza e di rito che sembrerebbero a ogni occasione utile esaltare il funzionamento appropriato di un sistema di risposta al disagio minorile e alla sofferenza dei giovani, è urgente che l’Amministrazione agisca ripensando seriamente il proprio ruolo in chiave proattiva, rafforzando il sistema di accoglienza e di scoperta del disagio minorile, agendo in sinergia con le altre istituzioni territoriali direttamente coinvolte, dalla scuola alle forze dell’ordine per potenziare le azioni volte a indagare le ragioni del disagio nelle scuole, nelle famiglie più a rischio, nei contesti più difficili ed emarginati per poter agire meglio nel recupero e nella tutela dei minori. Se i dati attuali sono quelli emersi dalla relazione del Tribunale dei minorenni, è evidente che qualcosa non sta funzionando nel sistema di rete che vede il Comune in prima fila. Constatando questo, occorre ripensare le azioni finora eseguite, scavando nelle ragioni di questi risultati non sufficienti e rispondenti alla necessità di contrasto che, anche secondo la relazione del Tribunale, andrebbe potenziata con il potenziamento dei servizi sociali di territorio che hanno il delicato compito di far emergere le difficoltà dei minori. L’Amministrazione ne è consapevole? Si rende conto che i dati emersi certificano non un corretto funzionamento della rete di contrasto al disagio bensì una non adeguata preparazione dinanzi al crescere di fenomeni sempre più numerosi ma non indagati e accertati in maniera preventiva dalla prima linea sul territorio?». Alessandra Calafiore si ripromette di rispondere «più dettagliatamente, con tutti i dati in nostro possesso, elencando le azioni condotte in questi anni». Ma l’assessora respinge con forza l’accusa, più o meno velata, di indifferenza a quella che si configura come una vera e propria emergenza sociale: «Siamo ben consapevoli dei problemi, li affrontiamo ogni giorno, la nostra collaborazione con il Tribunale dei minori, con la Prefettura e le forze dell’ordine, è costante. Così come l’impegno in sinergia con le agenzie educative, con le scuole, con le Parrocchie, va avanti giorno per giorno. Abbiamo otto Centri socio-educativi, gestiti dalla Messina Social City, che svolgono una funzione preziosissima, ubicati nel cuore dei quartieri con maggiori problemi sociali, a Santa Lucia sopra Contesse, a Fondo Basile (Giostra), a Villaggio Aldisio, a Gravitelli, al Cep, a Camaro, a Ponte Schiavo e a Santo-Bordonaro. Vengono messi in atto servizi finalizzati alla promozione della socializzazione e dell’autodeterminazione, aperti ai minori e alle famiglie. La funzione aggregativa si esprime in attività laboratoriali di diversa tipologia: espressivi, ludici, creativi, tematici, sportivi, attività di turismo sociale, con l’obiettivo di favorire occasioni di incontro, dialogo e confronto tra giovani. Sono interventi finalizzati a rispondere ai bisogni di protezione e tutela dei minori e delle famiglie in condizioni di disagio, che si concretizzano nella presa in carico e nella costruzione di un sistema di rete che faciliti la comunicazione e l’integrazione fra i diversi attori sociali presenti sul territorio. Fa sicuramente più rumore la notizia di un minore coinvolto in fatti delittuosi piuttosto che quella di venti, trenta, cinquanta ragazze e ragazzi che, nelle zone più a rischio, sono protagonisti di percorsi virtuosi. Con questo – precisa l’assessora – non voglio assolutamente dire che i problemi non ci siano o che non siano reali i dati contenuti nella relazione del presidente della Corte d’Appello. Sono dati che conosciamo bene, comuni a tutte le città, dove il malessere sociale prende forme sempre più violente, dove i processi disgregativi delle famiglie incidono pesantemente. Ma noi siamo presenti, con tutte le professionalità e competenze che abbiamo a disposizione. Con tutte le iniziative portate avanti in questi anni, che hanno coinvolto centinaia e centinaia di bambini, adolescenti, giovanissimi e giovani, in tutto il territorio, senza fare differenze tra centro e periferie. Ritengo, dunque, quanto meno ingenerose le accuse rivolte all’Amministrazione comunale. Su questi temi occorre operare in assoluta comunione d’intenti, le polemiche lasciano il tempo che trovano».

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