
«No al Ponte sullo Stretto. Adesso è l’Europa che deve assumersi le sue responsabilità, bloccando l’azione del Governo italiano che pretende di agire in violazione della normativa europea, chiedendo proroghe e deroghe che nascondono la non realizzabilità tecnica e ambientale dell’attuale progetto di costruzione del Ponte». A sostenerlo è l’europarlamentare di Avs, Leoluca Orlando, il quale poi aggiunge: «La lettera trasmessa alla presidente della Commissione Ue, firmata dai deputati di Alleanza Verdi-Sinistra, M5S e Pd, costituisce una risposta alla società civile siciliana e calabrese che da anni conduce una meritoria azione di difesa della sostenibilità ambientale e sociale contro un progetto faraonico e irrealizzabile». Le dichiarazioni “postate” sulla pagina ufficiale dell’ex sindaco di Palermo sono state subissate da critiche e contestazioni da parte di centinaia di cittadini favorevoli alla grande infrastruttura di collegamento tra le due sponde dello Stretto.
Intanto, “Report”, la trasmissione d’inchiesta in onda la domenica su Rai3, è tornata, a distanza di una settimana, ad occuparsi delle vicende di quello che è stato definito “Il ponte delle ombre”. Il servizio a cura di Danilo Procaccianti, con la collaborazione di Enrica Riera, ha inteso proseguire l’approfondimento «sul ruolo dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia nelle verifiche in tema di rischio sismico dell’area su cui dovrebbero sorgere i piloni portanti dell’infrastruttura». Ancora una volta, si scontrano i punti di vista, da un lato, del presidente nazionale dell’Ingv, Carlo Doglioni, il quale sostiene che l’Istituto non ha emesso alcun parere favorevole sul progetto definitivo del Ponte. Dall’altro lato, ci sono Webuild e il Consorzio Eurolink, i cui vertici hanno ribadito che al progetto hanno lavorato i massimi esperti dello stesso Ingv e che tutta la documentazione sul caso è stata messa a disposizione della redazione di “Report”, guidata dal giornalista Sigfrido Ranucci, ma che, secondo quanto affermato dalla società amministrata da Pietro Salini, non è stata presa in considerazione durante le puntate dedicate al collegamento stabile nello Stretto. Va ricordato che Webuild e Eurolink hanno minacciato azioni legali nei confronti della Rai e del presidente dell’Ingv, per le dichiarazioni ritenute «lesive» da parte del Consorzio.

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4 Commenti
Guido
27/01/2025 07:58
L'articolo dice una cosa non pienamente vera. Ieri non si è assistito a un "confronto", perchè Eurolink e WeBuild hanno, come di consueto, rifiutato di parlare. Ha parlato solo "esterni" all'equipe dei progettisti: Elena Pasca (referente Commissione VIA-VAS) e, in una intromissione mentre parlava CIucci, il capo ufficio stampa di "Stretto di Messina". La prima ha balbettato che le indagini paleosismologiche non si possono fare perchè il progettista non può bucare il terreno prima della dichiarazione di pubblica utilità, salvo smentirsi 30 secondi dopo, dicendo che ne sono state fatte circa 400 (ma allora si possono fare, come è ovvio), il secondo dicendo che la faglia di Cannitello "non è sismogenetica". Come se il problema fosse quello. Le faglie sono "strappi" nel sottosuolo; se arrivano in superficie sono "attive" e "capaci": vuol dire che, anche se non generano sisma di per sè (non sono "sismogenetiche") sono suscettibili di rispondere alle sollecitazioni di terremoti generati da faglie "principali". Le faglie sono "strappi" nel tessuto del suolo. E se si tira un lenzuolo strappato (terremoto generato da altra faglia "principale") è logico che lo strappo si allarga anche quando, senza strappo, il lenzuolo resisterebbe alla tenzione. La vera domanda è: "perchè in due anni e con tanti soldi a disposizione nè WeBuild nè Stretto di Messina hanno verificato l'esistenza della faglia censita dal repertorio ufficiale nazionale e disegnata dallo stesso progettista sia nel 2011 che nel 2024?". Poi: "Perchè, se si è tanto sicuri che la faglia non c'è, il concessionario pubblico non la cancella dagli elaborati di progeto e non richiede a ISPRA la revisione del repertorio ITHACA in modo da allineare il progetto a una nuova realtà ufficiale anzichè porlo in contrasto con le Linee-Guida della Protezione Civile che prescrivono l'inedificabilità del pilone lì dov'è posizionato?". Infine: "Perchè, visto che basterebbe solo spostare il pilone di 100 mt circa, progettisti e Governo non procedono con questa ovvia e semplice soluzione, già adottata quando si alzò l'altezza del ponte per portarla a un livello apparentemente compatibile con le specifiche del progetto (65 mt)?". Domande semplici, risposte zero.
ASCLEPIEUS
27/01/2025 09:44
Spettabile sig. Lucio D'AMICO, cortesemente, potrebbe chiedere LEI ai vertici di WE BUILD ed EUROLINK, con quale ratio l'articolo 15, del citato accordo tra Enti Pubblici, sarebbe idoneo ad includere anche loro, che sono privati, e che nemmeno lo firmano in calce ?
Armando liprino
27/01/2025 19:07
Si faccia il ponte evitando spinte ideologiche,interessi di parte e,SOPRATTUTTO,ARMONIZZANDOLO CON LO STUPENDO PANORAMA ,OGGI TRA I PIU' BELLI DEL MONDO.CERTEZZE ,NON PARERI!
antonio lo presti
28/01/2025 07:52
Ho partecipato solo al progetto degli espropri nell’area di Cannitello e posso solo affermare che se esiste una sola possibilità di incertezza o insicurezza sulla stabilità sismica del ponte allora non si deve assolutamente andare avanti. Non esiste tutta questa esigenza di collegamento che non si possa sostituire con altri mezzi. Immaginate cosa possa succedere in caso di sisma e conseguente sospensione lavori o crollo. Credete che valga la pena rischiare di spendere decine e decine di miliardi? Si nomini una commissione europea di altissimo livello tecnico per verificare ogni cosa non solo tecnica o sismica ma anche economica cioè convenienza costi/benefici e/o soluzioni alternative.