Messina

Mercoledì 05 Febbraio 2025

Il caso di Lavinia Marano, morta dopo aver dato alla luce il suo bambino. La Pg: «È una sentenza da annullare»

Muore dopo il parto la cantante Lavinia Marano

«Il giudizio di colpa lieve non è sorretto da logica e coerente motivazione, in rapporto alla specificità del caso concreto». È nelle parole finali tutto il senso dell’intervento che la sostituta procuratrice generale Cristina Marzagalli terrà davanti ai giudici della 4° sezione penale della Cassazione il prossimo 5 febbraio sul caso di Lavinia Marano, la puerpera morta di parto nel 2016 al Policlinico, atto che ha già depositato. E la pg Marzagalli alla fine di un ragionamento molto complesso chiede ai colleghi della Cassazione che venga annullata con rinvio, quindi con un nuovo processo, la precedente sentenza emessa dalla corte d’appello di Messina il 7 maggio scorso, che ha assolto i quattro medici nel processo con la formula “perché il fatto non è previsto dalla legge come reato”, applicando in pratica il decreto Balduzzi, secondo cui il medico che si attiene alle linee guida d’intervento non risponde per l’ipotesi di colpa lieve. In Cassazione verranno discussi i ricorsi presentati a suo tempo dal sostituto procuratore generale di Messina Maurizio Salamone, dai familiari della Marano, parti civili nel procedimento, che sono assistiti in questa lunga vicenda dagli avvocati Nunzio Rosso, Franco Rosso, Giovanni Caroè e Carola Flick, e del dott. Onofrio Triolo. Nel suo atto la Pg Marzagalli analizza in prima battuta quelli che sono stati i pronunciamenti giurisprudenziali più recenti sul decreto Balduzzi e sul concetto di colpa lieve per quel che riguarda i casi medici. E poi afferma che «... alla luce degli anzidetti principi di diritto, la sentenza impugnata risulta contraddittoria in punto di giudizio sulla lievità della colpa degli imputati Palmara, Denaro, Granese e Triolo (mentre il giudizio assolutorio dell’anestesista Vazzana e del personale ostetrico-infermieristico risulta esente da qualsivoglia censura), e sulla conformità del loro operato alle linee guida AOGOI, specialmente perché emessa in riforma la sentenza di primo grado senza adeguatamente porne in evidenza le ritenute criticità e senza fornire una motivazione più convincente». Secondo la Pg Marzagalli poi «... la sentenza di secondo grado risulta convincente solo nella parte in cui: 1) esclude la colpa per mancata somministrazione immediata del Nalador, basata sulle conclusioni dei periti della Corte d'appello che hanno riscontrato la somministrazione di farmaci equivalenti e addirittura maggiormente adeguati; 2) esclude che certi esami di laboratorio, utili al monitoraggio dell'insorgenza della CID, potessero essere effettuati in orario notturno su previa richiesta del medici, all'esito di una più approfondita rilettura delle prove testimoniali sul punto.

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