Inaugurazione anno accademico a Messina, Silvestri: "La vicinanza della Repubblica a una città e un Ateneo che meritano attenzione"
"La vicinanza della Presidenza della Repubblica a una città e a un Ateneo che meritano attenzione, riconoscimento e un dialogo fruttuoso per il futuro è motivo di grande soddisfazione". Un emozionato Gaetano Silvestri ha accolto con orgoglio la notizia della presenza a Messina del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università cittadina. "Credo - ha detto - che siamo tutti molto contenti del fatto che il Presidente abbia accettato l'invito dell'Ateneo a partecipare all'inaugurazione dell'anno accademico. L'università è onorata di conferirgli il titolo di dottore di ricerca honoris causa" Lo scorso anno il presidente emerito della Corte Costituzionale Silvestri aveva accompagnato la Rettrice nell'inaugurazione del suo primo anno accademico; quest'anno, addirittura, è qui a fianco del Presidente della Repubblica. "Questa vicinanza al mandato della Rettrice è un segnale importante, soprattutto in un periodo storico come questo. Nutro una profonda stima per la Rettrice - ha detto Silvestri - e penso che stia svolgendo un ottimo lavoro. Ma non è solo una questione di stima personale: è anche un segno della vicinanza alla mia università, l'università in cui sono nato e cresciuto e che non ho mai voluto abbandonare. Circa trent’anni fa mi fu offerta una cattedra a Roma, ma scelsi di restare a Messina, seguendo l’esempio di un grande predecessore, il professore Pugliatti, che, nonostante le numerose chiamate da prestigiose università, preferì rimanere qui. Io ho fatto la stessa scelta. L’arrivo del Presidente della Repubblica per questa inaugurazione testimonia anche il ruolo centrale dell’università per la città. "L’università - ha detto ancora Silvestri - non è solo un’istituzione formativa di conoscenze tecniche o scientifiche, ma anche di principi morali, di consapevolezza civica e di cittadinanza. È nell’università che si formano i cittadini, non solo i professionisti. Perché, certo, ci può essere un dottore bravo ma cattivo cittadino; tuttavia, un buon cittadino difficilmente lo rimarrà se non si nutre di cultura. La cultura è essenziale per l’indipendenza della coscienza: io sono indipendente perché so. Se sono ignorante, posso diventare una facile preda di chi vuole strumentalizzarmi. Questo spirito di Messina, che si sta evocando in questi giorni e che sarà celebrato anche a giugno, può ripartire proprio dall’università. Nel 1955 Messina è stata all'avanguardia in Europa e, quando si parla dello "spirito di Messina", ci si riferisce agli albori di un’istituzione europea che poi si è evoluta, pur tra mille difficoltà. Dopotutto, l’Europa è un continente estremamente variegato: basti pensare alla quantità di lingue che convivono in uno spazio relativamente ristretto rispetto ad altri continenti. A quella conferenza del 1955 sono seguiti 70 anni. Ma oggi, che città è Messina? È una città che ha vissuto momenti di slancio in avanti, ma anche molti ritardi. Su questi ritardi bisogna riflettere. Non è tutto bianco, ma neppure tutto nero. Certo, su molti aspetti la città è andata a rilento, con una scarsa propensione all’innovazione, che avrebbe dovuto essere maggiore. Ci auguriamo tutti un futuro migliore, spinti dall’amore per questa città che noi, che siamo rimasti qui, non abbiamo voluto abbandonare. Verrebbe quasi da dire che oggi, come 70 anni fa, si parla di Montesquieu e dello Stretto. E sì, ho l’impressione che se ne parlerà ancora fra 70 anni, quando io sarò fra le nuvole. Ma una cosa è certa: Messina continuerà a parlare, e probabilmente a discutere, anche del ponte sullo Stretto.