Accolto da un caloroso applauso, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricevuto dalla rettrice Giovanna Spatari la toga accademica, il tocco e il diploma di dottorato di ricerca honoris causa.
Quindi, con addosso la toga, il capo dello Stato ha iniziato il suo intervento ringraziando la rettrice e la comunità accademica, definendo “gli studenti la ragione d’essere di questo ateneo e di ogni università. Avverto l’onore di questo riconoscimento e ringrazio il prof. Silvestri per una laudatio così generosa”.
Il punto di partenza è il processo di nascita dell’Unione Europea, di cui Mattarella ricorda i primi passi, ancor prima della conferenza di Messina del 1955, a cominciare dal Trattato di Parigi. “Perché il carbone e l’acciaio? Un’intesa su energia e armamenti, l’economia era lo strumento, ma il fine era la pace, solida e duratura dopo le due guerre mondiali. Economia e pace continuarono ad essere al centro, e dopo il decisivo incontro svoltosi qui a Messina nel giugno del ‘55, i sei paesi firmarono i Trattati di Roma. Veniva così definita l’architettura di un mercato comune. Il progetto si ampliava molto, ma l’obiettivo rimaneva lo stesso: un’era di pace e benessere, fondato su cooperazione e amicizia tra Stati e popoli europei. Un tema ha assunto un rilievo crescente: l’attuazione delle norme prodotte dall’Unione, in ambito europeo e statale. Per definire l’originalità del modello europeo è valso il termine di governo multilivello. La comunità europea è un apparato che agisce ma soprattutto fa agire. In una prima fase l’Unione Europea su fondava su un’amministrazione indiretta, da qui un certo grado di disomogeneità nelle singole applicazioni. Vi è stato un adattamento dei processi amministrativi, contraddistinti da un livello di integrazione sempre maggiore, con la creazione di organismi. Significativa ed emblematica è l’evoluzione dei Comitati, divenuti luoghi di incontro e di scambio di conoscenze. Interessante la tendenza a creare discipline comuni e unitarie, l’integrazione tra livello nazionale e comunitario è divenuta così intensa da rendere difficile individuare una linea di separazione effettiva. Gli Stati hanno assunto un ruolo attivo nell’applicazione delle norme”. Mattarella fa un excursus sulle tante manifestazioni dell’integrazione europea, vero cuore del suo intervento e cita il complesso di riforme e investimenti Next Generation, in risposta alla crisi generata dalla pandemia. “Nel tempo la linea di demarcazione tra amministrazione diretta e indiretta si è andata sempre più assottigliando. Merita di essere sottolineato come questo comporti che l’attuazione del diritto dell’Unione sia la risultante di dialogo e cooperazione. La maggiore efficenza della macchina amministrativa e l’intensificarsi dei controlli vanno accompagnati da meccanismi che difendono imprese e cittadini”, e il riferimento è al rafforzamento del diritto europeo amministrativo, ma anche al principio di leale collaborazione enunciato dall’articolo 4 del Trattato dell’Unione. “Con il Trattato di Lisbona è stata dedicata un’attenzione specifica alla questione amministrativa, che diventa di interesse comune. Fondamentale è la disposizione per cui l’attuazione effettiva del diritto dell’Unione è essenziale”. I principi dell’amministrazione dell’Unione e del diritto Europeo sono al centro della lectio doctoralis di Mattarella, così come le applicazioni quotidiane degli stessi: “Durante la pandemia, la commissione ha negoziato la fornitura di grandi quantità di vaccini, ottenendoli in tempi rapidi. Tutti conoscono il progetto Erasmus. Si sono sviluppate, nel tempo, alleanze e forme di cooperazione tra le Università dell’Unione. Unione che impone standard rigorosi di sicurezza alimentare. Ci sentiamo sicuri sui farmaci e la loro sperimentazione. La proprietà intellettuale è protetta a livello europeo. I nostri voli sono sicuri per le regole stabilite a livello europeo. La criminalità viene contrastata in maniera più efficace. Questo non significa ignorare quali sono i limiti, bisogna impegnarsi per rimuoverli. Fenomeni come il cambiamento climatico, la crisi energetica, la carenza di materie prime essenziali, i movimenti migratori, la sicurezza e la transizione digitale richiedono l’integrazione tra parlamento nazionali e sovranazionali, una dimensione europea. Solo attraverso uno stretto coordinamento è possibile assicurare misure efficaci e fornire risposte adeguate alle sfide della globalizzazione”. Ma ci sono dei limiti: “Manca uno spazio politico effettivamente integrato, nei singoli contesti si continua troppo spesso a considerare l’Unione europea un soggetto estraneo. La limitata coscienza politica che l’Unione ha di se stessa ne limita l’azione. Eppure quanto sta avvenendo a livello internazionale, con dinamiche conflittuali e persino distruttive, fa emergere la necessaria solidarietà dei paesi comunitari. In tempi recenti crisi finanziaria e pandemia sono state occasioni di scelte coraggiose, questa attitudine però non è più sufficiente, il tornante della storia che stiamo attraversando richiede la consapevolezza che gli Stati europei singolarmente non sono in grado di dare risposte efficaci. Di recente mi sono permesso di dire che gli Stati europei si distinguono in Stati piccoli e Stati che non si sono resi conto di essere piccoli anch’essi”.
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