Messina

Lunedì 20 Gennaio 2025

Quando a Messina si costruì l’Europa: era il giugno del 1955. Sono passati 70 anni

Un incontro a tratti teso di statisti europei che nacque molto in sordina e si trasformò strada facendo in un evento storico. La “Conferenza di Messina” si tenne dal 1 al 3 giugno 1955, a Messina e Taormina. Fu presieduta dal ministro degli esteri belga Spaak, a cui parteciparono i 6 ministri degli esteri della Ceca con l’obiettivo primario di studiare e trovare, delle iniziative che potessero far proseguire il processo di integrazione europea avviato nel periodo seguente alla Seconda guerra mondiale. Vi presero parte Gaetano Martino per l’Italia, Jan Willem Beyen per i Paesi Bassi, Antoine Pinay per la Francia, Joseph Bech per il Lussemburgo, Walter Hallstein per la Repubblica Federale Tedesca e Paul-Henri Spaak per il Belgio. La conferenza iniziò in un clima non particolarmente felice per la precedente bocciatura da parte del Parlamento francese dell’accordo sulla Ced (la Comunità europea di difesa), e proseguì non senza qualche difficoltà nei primi due giorni dei lavori. Ma sorprendentemente il terzo giorno, alla conclusione, venne resa nota quella che viene conosciuta come “Dichiarazione di Messina” (o anche Risoluzione di Messina), attraverso la quale i sei Paesi enunciavano una serie di principi e di intenti volti alla creazione della Comunità europea dell’energia atomica (l’Euratom) e di quello che diverrà, nel volgere di due anni con la firma dei Trattati di Roma del 1957, il Mercato Europeo Comune (Mec, istituito insieme alla Cee, poi CE e infine UE). Fu evidente che il processo di integrazione europeo aveva preso un approccio settoriale e soprattutto di natura prettamente economica. E spesso, nei momenti difficili dei rapporti tra gli stati membri dell’Unione Europea, è stato volto lo sguardo verso quello “spirito di Messina”, che animò la conferenza ed i padri fondatori della Comunità Europea. Quando nel 1955 il ministro degli Esteri olandese Joan Williem Beyen inviò, a nome del Benelux, un memorandum ai governi italiano, francese e tedesco, in cui proponeva una conferenza specifica per dare vita ai primi strumenti dell’integrazione economica europea, il ministro degli Esteri italiano Gaetano Martino pensò subito a organizzarla nella sua Messina. I Trattati detti di Roma furono «in realtà concepiti nella mia città natale, ai primi di giugno del 1955», disse Martino nel discorso alla Camera del 26 luglio 1957, una data che sarà considerata «fondamentale nella storia dello sviluppo del processo unitario europeo». Una frase emblematica e significativa, che i messinesi possono leggere nel monumento allo statista nello slargo a ridosso di quella piazza che nel 1995 fu dedicata all’Unione Europea. «Ho convocato a Messina i ministri degli Esteri e degli Stati aderenti alla Ceca, e questo è per me un grande motivo d’orgoglio e un giorno dirò ai miei figli che, collaborando con altri ministri dei Paesi civili e democratici, li riunii in una conferenza dalla quale spero che nascerà la via nuova». E con orgoglio e notevole emozione Gaetano Martino accoglieva il 1° giugno 1955 nel salone di rappresentanza del Comune di Messina i suoi colleghi. L’idea di base del ministro liberale italiano era stata quella di dare propulsione a un tipo di unificazione sul terreno economico-sociale di tipo “orizzontale”, che tendeva ad unificare le economie dei paesi associati per mezzo della liberalizzazione degli scambi sul modello dell’Oece. Questa visione “unionistica”, sostenuta dai tedeschi, si distingueva e si contrapponeva all’unificazione “verticale” sul modello Ceca, caldeggiata dai francesi e che prevedeva la gestione di poteri sovrani da parte di organismi comunitari solo in particolari settori produttivi o energetici. La città peloritana diventava per tre giorni il cuore dell’Europa, sede di un evento ricco di aspettative e fervore. «Messina già distrutta due volte nel breve volgere di quarant’anni e risorta dalle sue rovine per l’aiuto degli uomini di governo e per la fede dei suoi fedeli, oggi è più che mai lieta di avere mostrato il volto delle grandi occasioni, segno inconfondibile della sua gioia», disse allora il sindaco Carmelo Fortino, il quale, proprio in onore di quei giorni memorabili, venne invitato da Martino al Campidoglio per la cerimonia ufficiale della firma dei Trattati di Roma del 25 marzo 1957. Le cronache ricordano la folta schiera di inviati stranieri che, in una sala del Municipio, utilizzavano le macchine per scrivere differenziate per lingue, la presenza dei carrettini siciliani con le scene dipinte della Cavalleria Rusticana che addobbavano le sale, i sapori della gastronomia messinese - dal pescespada dello Stretto ai cannoli, curata dagli chef del celebre locale “Irrera” -, che allietavano le tavole imbandite degli illustri ospiti, che furono ospitati nell’Hotel San Domenico di Taormina. Lì dove Martino pronunciò la sua “Dichiarazione” ufficiale a chiusura dei lavori. La città rimase molto legata a quell’idea comunitaria, ed altri episodi della sua più recente storia ne testimoniano il vincolo. Come accadde nel 1965, per celebrare il decimo anniversario della conferenza messinese con un incontro dei giornalisti europei. Tre anni dopo, il 23 ottobre del 1968, il presidente della Commissione poteri locali del Consiglio d’Europa, René Radius, nel corso di una solenne cerimonia a Palazzo Zanca, consegnò al Comune la bandiera d’Europa quale riconoscimento della funzione storica della città dello Stretto nel processo di unificazione.

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