Messina

Lunedì 20 Gennaio 2025

Messina, la prof. Francesca Moraci: «Ecco come è nata l’idea del Piano Città»

Se ne discuterà in Consiglio comunale. La richiesta di una seduta straordinaria, avanzata dal gruppo di Fratelli d’Italia, è stata accolta dal presidente Nello Pergolizzi. Il dibattito sul Piano Città (l’accordo firmato dal sindaco Basile, dal governatore siciliano Schifani e dall’Agenzia del Demanio) si dovrebbe tenere entro la fine del mese. Intanto, sull’importanza degli interventi previsti dall’Ufficio commissariale del Risanamento, torna la coordinatrice scientifica del progetto “Ca-Bis” (Camaro-Bisconte), la professoressa Francesca Moraci. «Questo progetto – spiega la docente di Urbanistica all’Università Mediterranea di Reggio Calabria –, sebbene includa la vasta area delle caserme, la collinetta e la Polveriera, e può compendiare anche il “PinQua” con la caserma Nervesa, non mi sembrava, anzi non ci sembrava sufficiente alla visione di città che si rigenera. E ciò malgrado la dimensione e l’impatto del progetto siano straordinari e unici. Il tempo storico, le opportunità, le condizioni favorevoli di soggetti e finanziamenti, la strategia lungimirante e la forte possibilità di disegnare il futuro di questa città è una occasione appassionante per tutti ma in particolare per una urbanista. Così – spiega Francesca Moraci – ho proposto l’idea di definire un Piano generale di rigenerazione urbana che partisse esclusivamente dalle aree sotto la gestione subcommissariale affinché il processo, visto i poteri straordinari offerti dalla legge nazionale, fosse più veloce del solito e affinché la città potesse coglierne presto i benefici. Certamente coinvolgendo l’Amministrazione comunale. Ho pensato, quindi, di collegare “Ca-Bis” con l’asse di viale Europa, su cui insistono opere di sbaraccamento con la creazione di un sistema di parchi attrezzati urbani, il recupero della vecchia linea ferroviaria dismessa e legare il sistema (già dotato di una buona viabilità e collegamento alla tangenziale) alla nuova via Don Blasco e a via La Farina. Un fronte importante della città con troppe sacche di degrado e funzioni incompatibili oggi con la vita urbana. Ciò non solo per ricucire le aree che rientrano nell’ambito commissariale, ma per legarle a ambiti e immobili demaniali fino ad arrivare alla Falce. Una logica anche simbolica dell’identità urbana di Messina e il suo porto storico. Infatti, anche lì c’è un’area in forza al commissario e ho pensato che quella “testata” potesse essere una porta di accesso e un “landmark” importante. Certo la Real Cittadella, ma anche tutta la ricucitura urbanistica del sistema delle aree della ferrovia, la parte esigua del Piau in attuazione, le aree regionali, quelle sbaraccate. Insomma, un nuovo waterfront articolato per funzioni e ricucito con attenzione sartoriale, direi “ricami e rammendi” disegnati alla scala urbana».

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