Stavolta è vero. Dopo quattro anni di lavori a singhiozzo e una interminabile sequela di stop, intoppi, fermo-lavori per mancati pagamenti alla ditta, ripartenze e divergenze d’opinione, il prossimo 31 gennaio sarà finalmente inaugurato il nuovo pronto soccorso generale al padiglione E del Policlinico universitario “G. Martino”.
E sarà finalmente chiuso un cantiere che fu aperto nell’ormai lontano dicembre del 2020, quindi in piena era covid, e che avrebbe dovuto portare alla nuova struttura sei mesi dopo. Ma è passato parecchio altro tempo prima di vedere tutto finito.
La mattina del 31 al padiglione E è prevista una cerimonia, cui prenderanno parte il presidente della Regione Renato Schifani, la neo assessora regionale alla Salute Daniela Faraoni, la rettrice dell’Università di Messina Giovanna Spatari, e il direttore generale del Policlinico “G. Martino” Giorgio Santonocito, che da quando s’è insediato ha fatto di questo cantiere-tartaruga che s’è ritrovato a dover gestire nell’ultima fase il suo vero e proprio “chiodo fisso”.
«Il nuovo pronto soccorso generale del padiglione E - ci spiega il dott. Santonocito -, avrà una superficie complessiva di oltre 2 mila metri quadri, di cui al piano terra oltre 1.100 metri con una sala rossa con 5 posti letto monitorati, una sala arancione con 3 posti letto, due sale azzurre con 6 posti letto, una Osservazione Breve Intensiva (Obi) con 7 posti letto. Al piano superiore la Medicina di urgenza con 10 posti letto tutti monitorati. Una ampia sala Triage affiancata dall’ufficio della Polizia di Stato che assicura le funzioni di polizia nel pronto soccorso. Ogni sala è dotata di sistemi di sorveglianza sanitaria per la sicurezza dei pazienti e - in avviamento- la sperimentazione di body cam per la sicurezza degli operatori che costituisce obiettivo primario della nostra Azienda. Ed ancora - conclude Santonocito -, al piano terra trova spazio anche un ambiente dedicato al bio contenimento con 3 posti letto monitorati per la gestione dei pazienti affetti da patologie infettivo-diffusive. questo per non dimenticare gli insegnamenti della recente Pandemia».
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